Gli attivisti hanno ottenuto un'importante vittoria contro i piani dell'amministrazione Trump per l'abbattimento di alberi secolari nel sud-est dell'Alaska
Il tribunale ha bloccato il piano del Servizio Forestale degli Stati Uniti per lo sfruttamento del Tongass
(Rinnovabili.it) – Il tribunale degli Stati Uniti per il distretto dell’Alaska ha stabilito che il Servizio Forestale degli Stati Uniti ha violato diverse leggi federali quando ha approvato un piano di gestione della foresta pluviale temperata nel sud-est dell’Alaska senza una revisione ambientale completa del sito. Il piano autorizzerebbe il futuro disboscamento di un’area nell’Isola Prince of Wales che è parte del Tongass, la più grande foresta degli USA, dove vivono molti nativi dell’Alaska.
Questo patrimonio verde, che si estende per oltre 16,7 milioni di acri, è attualmente al centro di un acceso dibattito, per le mire commerciali tali terreni federali attirano. Per gli ambientalisti in questo caso specifico è stato snaturato il National Environmental Policy Act (NEPA) e, per ora, il tribunale ha dato ragione a loro. “Questo piano era un elemento chiave di uno sforzo nazionale da parte del Servizio Forestale per aggirare i requisiti specifici richiesti dal NEPA e da altre leggi per il sito in questione” e, nel complesso, per altre aree, come ha spiegato Tom Waldo, avvocato di Earthjustice che ha rappresentato i gruppi ambientalisti nel caso.
Il giudice Sharon L. Gleason ha stabilito che il Servizio Forestale degli Stati Uniti presentava “gravi carenze” per quanto concerne il NEPA. Infatti “non ha ancora preso in seria considerazione – ha scritto il giudice – l’impatto ambientale delle vendite di legname specifiche per l’area dell’Isola Prince of Wales nei prossimi 15 anni”, concludendo che il piano ha violato sia il Piano Forestale per il Tongass sia l’Alaska National Interest Lands Conservation Act che protegge i diritti dei cacciatori di sussistenza presenti nell’area. Attualmente lo sfruttamento delle foreste del Tongass sta diminuendo, confermando la tendenza degli ultimi decenni, ma l’amministrazione Trump continua a lavorare per aprire sempre più aree al disboscamento.
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Il caso è incentrato su un piano paesaggistico elaborato dal Servizio Forestale degli Stati Uniti per gestire le risorse sull’isola Prince of Wales nei prossimi 15 anni. Nonostante il Servizio Forestale abbia stilato una dichiarazione di impatto ambientale, nel 2019 ha adottato un approccio che consentirebbe il disboscamento di 23.000 acri di alberi antichi e di 19.000 acri di alberi più giovani, oltre alla costruzione di oltre 260 km di strade. L’analisi ambientale non ha inoltre specificato quali aree sarebbero soggette a disboscamento, fondandosi su un approccio gestionale “basato sulle condizioni”. In questo modo i funzionari del Servizio Forestale non avrebbero bisogno di condurre ulteriori revisioni NEPA per determinate località di disboscamento.
È questo il motivo per cui, a maggio 2019, Southeast Alaska Conservation Council, Alaska Rainforest Defenders, Defenders of Wildlife, Sierra Club, Alaska Wilderness League, Natural Resources Defense Council, National Audubon Society, e il Center for Biological Diversity hanno citato in giudizio il piano del Servizio Forestale. L’ingiunzione preliminare ottenuta a settembre ha impedito ai servizi forestali di effettuare un’importante vendita di legname legata al piano in questione, ma per ora il tribunale deve ancora valutare se accettarlo o meno.
Waldo ha dichiarato che la sentenza influenzerà altre approvazioni di piani del Servizio Forestale degli Stati Uniti che si fondavano sulla “gestione basata sulle condizioni”. Il problema qui è infatti che, delineando solo i criteri generali per le vendite future di legname in un’area, non vengono identificati i luoghi specifici né dei progetti né delle attività di analisi condotte. Anche Ted Zukoski, avvocato del Center for Biological Diversity, ha osservato che il Servizio Forestale stava usando lo stesso approccio per supportare i piani di disboscamento nel Tongass, nelle foreste dell’Oregon e del Vermont e in altri stati. I funzionari di Trump anziché utilizzare un approccio su piccola scala ne hanno messo in campo uno “per bloccare l’accesso a grandi aree per lunghi periodi di tempo”, ha concluso Zukoski.
Il Servizio Forestale degli Stati Uniti ha difeso il suo operato, affermando che il piano includeva informazioni sufficienti sui potenziali siti di raccolta del legname, sugli ipotetici impatti e sulle opzioni alternative. Il tribunale dell’Alaska si è dichiarato contro il Servizio Forestale, avendo rintracciato nel piano in questione un tentativo dell’amministrazione Trump di accedere alla più grande foresta nazionale sorpassando il National Environmental Policy Act. I gruppi di conservazione sono però ora in attesa di un eventuale ricorso che porterebbe il contenzioso alla Corte d’appello degli Stati Uniti.