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Biodiversità: per la tutela non basta un’area protetta

Non tutte le specie in pericolo sono tutelate dalle aree protette e per questo rischiano l'estinzione, lo ha messo in evidenza un recente studio condotto da un team di scienziati di varie università

biodiversità(Rinnovabili.it) – Per salvaguardare la biodiversità bisogna fare ancora di più. Non sarebbero infatti sufficienti le aree protette attualmente definite dai singoli paesi per preservare la ricchezza biologica. Lo hanno rivelato i ricercatori autori di uno studio pubblicato su Plos Biology secondo i quali le specie minacciate individuate sulla Terra e presenti nelle aree protette in vigore non sarebbero assolutamente al sicuro. Ampliando le aree di tutela, hanno proseguito gli scienziati, si potrebbe favorire il ripopolamento delle specie garantendone la sopravvivenza.

 

Il documento, redatto grazie alla collaborazione di esperti provenienti dall’Università australiana James Cook e da quella del Queensland, dalla Società di Conservazione e della Fauna Selvatica, dell’Università di Standford e di altri istituti arriva in un momento delicato in cui molti paesi stanno organizzando l’espansione delle proprie aree verdi proprio per tutelare la biodiversità. Nel documento si mette in evidenza come l’85% delle 4118 specie ritenute in pericolo non sono protette all’interno di aree di tutela e per questo rischiano una veloce estinzione. “Il nostro studio dimostra che le aree protette esistenti sono inadatte in termini di protezione delle specie più a rischio nel mondo”, avverte il dottor Oscar Venter, l’autore principale dello studio. “Questo è preoccupante, dal momento che le aree protette sono destinate a fungere da baluardi per le specie vulnerabili, ma chiaramente non sono”, aggiunge.

 

I 193 paesi firmatari della Convenzione sulla diversità biologica (CDB) si sono impegnati nel 2010 per aumentare la rete di aree protette terrestri in tutto il mondo dal 13 al 17 per cento entro il 2020. Tuttavia, utilizzando modelli informatici per simulare la futura espansione degli scenari di protezione, gli autori hanno trovato che questi nuovi parchi potrebbero ancora perdere gran parte della biodiversità non protetta nel mondo. “I nostri risultati mostrano chiaramente che se la futura espansione dell’area protetta continuerà nello stesso modo, la copertura delle specie minacciate aumenterà solo marginalmente,” ha dichiarato il professor James Watson, direttore del Programma sul Cambiamento Climatico della Società di Conservazione della natura, ha specificato un ricercatore dell’Università del Queensland, tra gli autori principali dello studio. “Il problema è che i paesi tendono a favorire la realizzazione di aree protette dove la terra è a buon mercato piuttosto che concentrarsi su un terreno che è importante per la fauna selvatica” ha specificato l’esperto ricordando insieme al collega Hugh Possingham che sarebbe fondamentale riuscire a tutelare sia le aree selvatiche che le specie in pericolo in modo da far crescere le probabilità di mantenere in salute la biodiversità terrestre per il bene delle generazioni future.