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Perdita di biodiversità, più di metà degli ecosistemi è compromesso

Il 58% degli ecosistemi è a rischio, in particolare USA, Argentina, Sudafrica e Asia centrale. Oltre alla perdita di specie animali e vegetali, gli effetti avranno ricadute su salute dell'uomo e economia

Perdita di biodiversità, più di metà degli ecosistemi è compromesso

 

(Rinnovabili.it) – La biodiversità di animali e piante è crollata a livelli di allerta su più della metà delle terre emerse. La distruzione degli habitat naturali è talmente estesa che gli ecosistemi interessati potrebbero perdere le più basilari capacità di funzionamento. Una perdita di biodiversità così estesa, oltre a rappresentare un chiaro danno per l’ambiente, potrebbe avere ricadute negative importanti per la salute dell’uomo e per l’economia.

Sono le conclusioni di uno studio pubblicato ieri sulla rivista Science, nel quale gli scienziati forniscono la valutazione più completa sulla perdita di biodiversità su scala globale ad oggi disponibile. E il messaggio di fondo è chiaro: abbiamo oltrepassato il limite. La ricerca si basa sull’analisi di 2,4 mln di dati per circa 40mila specie raccolti su un campione di quasi 20mila siti sparsi su tutta la Terra.

Nel 58% dei casi (dove vive il 71% della popolazione mondiale) gli scienziati hanno osservato che la corruzione degli ecosistemi è ormai al di sotto del limite di sicurezza. I sistemi naturali più colpiti si trovano negli Stati Uniti, in Argentina, in Sudafrica e nell’Asia centrale.

 

Perdita di biodiversità, più di metà degli ecosistemi è compromessoL’anno scorso un gruppo di esperti aveva proposto di identificare come ecosistemi gravemente compromessi quelli dove si è verificata una perdita di biodiversità superiore al 10%. “Stiamo giocando con una roulette ecologica”, sintetizza il professor Andy Purvis del Natural History Museum e uno degli autori della ricerca.

In ballo quindi non c’è soltanto la possibile estinzione di specie animali e vegetali. Anche la qualità della vita dell’uomo, e in particolare gli sforzi per mettere in campo modelli di sviluppo sostenibile nel lungo termine, sono messi a repentaglio da questa situazione. Certo disponiamo di soluzioni tecnologiche per replicare alcune funzioni svolte dalla natura – ad esempio gli impollinatori, sempre meno a causa della progressiva scomparsa delle api per l’inquinamento atmosferico e l’uso di pesticidi – ma non possiamo compensare adeguatamente una forte perdita di biodiversità.