I responsabili degli omicidi di Berta Càceres e di altri 122 attivisti vanno cercati tra le élites della politica, dell’esercito e degli affari, sostiene l’inchiesta dell’Ong Global Witness
(Rinnovabili.it) – In nessun paese al mondo è più probabile che venga ucciso chi si oppone alle aziende che rubano le terre e inquinano l’ambiente che in Honduras. Il piccolo stato dell’America centrale ha un record inquietante: dal 2010 a oggi più di 120 attivisti ambientali sono stati assassinati. Le vittime sono persone comuni che portano avanti lotte contro grandi dighe, miniere, deforestazione. Gli autori degli omicidi sono forze di sicurezza statali, guardie private o killer arruolati su commissione. Ma chi c’è davvero dietro questa strage?
Il report di Global Witness
Lo rivela l’Ong Global Witness in un report fresco di pubblicazione intitolato “Honduras: il posto più letale dove difendere il pianeta”. Un documento frutto di 2 anni di indagini che delineano un quadro preciso e inquietante, risalendo fino ai vertici della piramide delle responsabilità. Il rapporto lo mette bene in chiaro: i progetti al centro di questi conflitti ambientali sono legati alle élites più potenti e ricche del paese, tra cui molti esponenti della politica e delle forze armate. Sono questi ambienti a portare avanti una vera e propria strategia criminale per terrorizzare le comunità locali nella più totale impunità.
L’omicidio più eclatante risale al marzo scorso, quando fu uccisa l’attivista ambientale Berta Càceres, vincitrice del Goldman Prize 2015. Lottava contro la mega diga di Agua Zarca, progetto responsabile di deforestazione illegale e di violazioni dei diritti del popolo indigeno Lenca. Càceres e i suoi compagni avevano toccato gli interessi di persone molto potenti. Global Witness ha ricostruito il board di Desa, la compagnia dietro la diga, finora rimasto abbastanza nell’ombra.
Il presidente di Desa è Roberto David Castillo Mejía, ex ufficiale dell’intelligence militare. Prima di morire, Càceres aveva rivelato a Global Witness che Castillo Mejía aveva provato a corromperla: soldi in cambio dello stop alle proteste contro la diga. Lei non accettò, il resto è storia nota. Il segretario di Desa è Roberto Pacheco Reyes, ex ministro della Giustizia. Il vice-presidente invece è Jacobo Nicolás Atala Zablah, presidente anche della banca BAC e membro di una delle famiglie honduregne più importanti nel mondo degli affari. Tutti i più alti poteri del paese avevano quindi forti interessi a bloccare la lotta di Berta Càceres.
Conflitti di interesse e impunità
Il report di Global Witness allarga l’inchiesta ad altri conflitti ambientali in corso in Honduras e mette a nudo conflitti di interesse che lambiscono il cuore della politica. È il caso di Gladis Aurora Lòpez, leader del Partido Nacional de Honduras al governo e vice-presidente del parlamento. Suo marito controlla il progetto dell’impianto idroelettrico di Los Encinos, dove tre attivisti ambientali sono stati torturati e uccisi e si sono verificate numerosi casi di violenze e intimidazioni contro i manifestanti. Il fatto è che le licenze per il progetto furono assegnate quando Lopez era parlamentare, nonostante la legge del paese lo vieti espressamente.
Non sorprende quindi il clima di generale impunità che regna nel paese. Di rado qualcuno viene arrestato per gli omicidi degli attivisti, e anche in quei casi si tratta spesso di capri espiatori che con tutta evidenza c’entrano poco o nulla con i fatti, e in ogni caso le indagini non arrivano mai a infrangere il confine della politica.