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BCE: “Cambiamenti climatici influenzeranno politica monetaria UE”

Cœuré: "L’orizzonte in cui impattano i cambiamenti climatici sull’economia si è ridotto"

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Il membro del consiglio esecutivo della Banca Centrale Europea, Benoît Cœuré.

 

Non è la prima volta che i banchieri centrali si preoccupano dei cambiamenti climatici

 

(Rinnovabili.it) – Non è possibile ignorare le conseguenze in termini macroeconomici dei cambiamenti climatici. Per Benoît Cœuré, uno dei membri del consiglio esecutivo della Banca Centrale Europea, i cambiamenti climatici influenzeranno la politica monetaria dell’UE e, sia che l’umanità riesca a mantenere l’aumento delle temperature globali entro livelli gestibili sia che fallisca in questa missione, le banche centrali prima o poi saranno chiamate ad agire. Nel corso di una conferenza sulla finanza verde organizzata dalla Deutsche Bundesbank, infatti, Cœuré ha spiegato quali sarebbero le conseguenze finanziarie in un verso o in un altro. Da un lato, ha avvertito che, se non controllati, i cambiamenti climatici potrebbero ulteriormente complicare la corretta identificazione degli eventi estremi con un conseguente impatto sull’inflazione. “Siccità e ondate di calore – ha detto – spesso portano a ritardi nelle colture, esercitando pressioni al rialzo sui prezzi dei prodotti alimentari, mentre uragani e inondazioni distruggono la capacità produttiva, aumentando così i prezzi di entrata e di uscita”. Non solo. Per il consigliere Cœuré, i cambiamenti climatici renderanno anche alcune zone del mondo meno abitabili, causando una migrazione che avrà un impatto sulla crescita dei salari e sull’inflazione nei paesi ospitanti, come si è verificato in Germania negli ultimi anni. Dall’altro, se cioè ci sarà una sconfitta degli effetti dei cambiamenti climatici, le implicazioni per la politica monetaria potrebbero essere di portata altrettanto ampia. Ad esempio, una transizione più veloce verso le rinnovabili, unita a scoperte tecnologiche potrebbero deprimere l’inflazione al punto da provocare una spirale al ribasso dei prezzi e dei salari.

 

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Non è la prima volta che i banchieri centrali si preoccupano dei cambiamenti climatici. Nel 2015 Mark Carney, governatore della Banca d’Inghilterra, aveva già avvertito prima della conferenza COP21 a Parigi che gli impatti catastrofici dei cambiamenti climatici e gli sconvolgimenti finanziari creati da un’improvvisa transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio sarebbero stati percepiti solo per un periodo più lungo rispetto all’orizzonte di tre-dieci anni utilizzato nel settore finanziario. In sostanza, per Carney, una volta che i cambiamenti climatici fossero diventati una questione determinante per la stabilità finanziaria, avrebbe potuto essere già troppo tardi. Nel 2016, invece, il Comitato europeo per il rischio sistemico, un organo consultivo dell’UE istituito durante la crisi finanziaria del 2008, ha pubblicato un rapporto nel quale ha spiegato i rischi derivanti da uno spostamento brusco e tardivo verso un’economia a basse emissioni di carbonio: PIL danneggiato, improvvisa revisione dei beni ad alta intensità di carbonio e maggiori passività per gli assicuratori in caso di aumento delle catastrofi naturali legate ai cambiamenti climatici.

 

Per Cœuré, i cambiamenti climatici non sono una teoria e anche se finora l’impatto economico degli eventi meteorologici estremi è stato temporaneo e non ha spinto la BCE ad agire, non è detto che in futuro sia così. “In effetti, l’orizzonte in cui impattano i cambiamenti climatici sull’economia si è ridotto – ha detto Cœuré – giustificando una discussione su come ciò influenzi la conduzione della politica monetaria”. La preoccupazione, ha spiegato, è che le banche centrali possano essere sempre più spesso costrette ad adottare misure politiche non standardizzate, come è avvenuto durante la crisi finanziaria globale.