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L’Università di Siena presenta la barca mangia-plastica

Una barca mangia plastica progettata dall'Università di Siena permetterà di ripulire il Mediterraneo e mappare le condizioni del bacino

Unisiena presenta la Plastic Buster(Rinnovabili.it) – La First Siena Solutions Conference, in svolgimento alla Certosa di Pontignano, è l’occasione per la presentazione di diverse soluzioni salva-ambiente che potrebbero migliorare e salvaguardare le condizioni del Mediterraneo.

Partendo dalla consapevolezza che purtroppo gli animali in mare ingeriscono involontariamente ingenti quantità di plastica dispersa, che spesso causa loro la morte, i ricercatori del dipartimento di Scienze fisiche, della terra e dell’ambiente dell’Università di Siena diretti dalla professoressa Maria Cristina Fossi hanno studiato una soluzione a questo problema ideando una barca mangia plastica. La “Plastic Busters” sarà quindi presentata oggi insieme ad altre cinque solutions selezionate nel mondo, nella giornata conclusiva della conferenza internazionale promosso nell’ambito della rete ONU Sustainable Development Solutions Network.

L’imbarcazione farà quindi il giro del Mediterraneo, dalla Toscana fino a Gibiliterra per poi dirigersi verso la Tunisia, l’Egitto, la Grecia e, dopo tre mesi di navigazione, risalendo l’Adriatico approderà a Venezia, per raccogliere la plastica dispersa per limitare gli effetti nocivi a flora e fauna e per mappare una situazione che se non risolta potrebbe creare danni irreparabili agli equilibri del bacino.

 

Il progetto ha già ottenuto l’adesione di 30 enti di ricerca e istituzioni internazionali che lavorando insieme riusciranno ad ottenere una “fotografia completa delle macro e microplastiche riversate nel Mediterraneo, con le loro conseguenze nefaste sull’ambiente marino e sulla salute della sua fauna” si legge nel comunicato stampa diffuso.

A bordo della barca il team internazionale di ricercatori effettuerà l’analisi delle acque e dello stato di salute di fauna e flora con un occhio di riguardo alle condizioni delle specie di “sentinella” come balene squali e tartarughe che maggiormente vengono danneggiati dall’inquinamento.