Rinnovabili • Clima, nel 2050 sparirà il 98% della Grande Barriera Corallina

L’Australia raddoppia i fondi per salvare la Grande Barriera Corallina

L’Australia mette sul piatto altri 1,3 miliardi di dollari per salvare il reef, raddoppiando il fondo promesso pochi mesi fa. Ma l'UNESCO potrebbe inserirlo tra i Siti Patrimonio dell'Umanità in pericolo

L’Australia raddoppia i fondi per salvare la Grande Barriera Corallina

 

(Rinnovabili.it) – L’Australia mette sul piatto altri 1,3 miliardi di dollari per salvare la Grande barriera corallina, raddoppiando il fondo promesso pochi mesi fa. L’impegno è contenuto nel rapporto sullo stato di conservazione del reef nell’ultimo anno che il governo ha presentato ieri all’UNESCO. Adesso l’agenzia dell’Onu dovrà valutare se inserire la barriera nella lista dei “Siti Patrimonio Mondiale in Pericolo”.

È l’ultimo capitolo di una lunga vicenda che vede l’Australia fare letteralmente carte false pur di non doversi spendere troppo nella salvaguardia della barriera. Quest’anno si è verificato il più potente fenomeno di sbiancamento dei coralli mai registrato. A causa del riscaldamento globale e del concomitante sviluppo di El Nino, gran parte della barriera è stata colpita gravemente. Uno studio pubblicato pochi giorni fa certifica, con indagini sul campo, che nei settori meridionali del reef – i più incontaminati, fino ad ora –  è morto il 67% dei coralli.

 

L’Australia raddoppia i fondi per salvare la Grande Barriera CorallinaQuesto avveniva nei primi mesi del 2016. A maggio l’Australia aveva fatto pressioni sull’UNESCO perché non facesse cenno alla vicenda. E così dal rapporto annuale sul turismo nei siti patrimonio mondiale dell’umanità era scomparso ogni riferimento alla Grande barriera corallina. Il punto è proprio il turismo: l’Australia teme che una “cattiva pubblicità” danneggi un settore che ad oggi vale qualcosa come 5 miliardi di dollari.

Sempre per questo motivo il governo ha tentato di alzare la posta in gioco con questi 1,3 mld in più pur di non vedere la barriera tra i siti a rischio. Nella revisione UNESCO di metà anno ci era riuscita, ma è con il rapporto consegnato ieri che si gioca la partita decisiva. L’Australia si impegna a usare quei fondi per migliorare la qualità dell’acqua e la salute dell’ecosistema, passando anche per programmi volti a ridurre lo sversamento in mare di agenti chimici derivati dall’agricoltura.

Promesse che non bastano per salvare la barriera, accusa compatto il mondo ambientalista. Uno studio pubblicato a maggio calcolava che di miliardi ne servono ben 10, altro che i miseri 2,3 stanziati finora. Altre stime parlavano di 7 miliardi in tutto, comunque più del triplo di quanto il governo appare disposto a stanziare.