Secondo un report dell'Australian Conservation Foundation, conteggiando anche le emissioni indotte dagli export di carbone e gas naturale liquido, il Paese diverrebbe uno dei principali inquinatori mondiali.
L’Australia è attualmente il primo esportatore mondiale di carbone
(Rinnovabili.it) – Sommando alle emissioni domestiche quelle indotte dalle esportazioni di carbone e gas naturale liquido, l’Australia potrebbe essere responsabile del 17% dell’immissione di gas serra nell’atmosfera entro il 2030: a riportare la stima è una ricerca commissionata dall’Australian Conservtion Foundation.
Attualmente, le emissioni australiane rappresentano l’1,5% di quelle globali; se a queste si aggiungono quelle indotte dall’export di carbone e LNG (liquid natural gas), rispettivamente pari al 2,9% e allo 0,6% delle emissioni globali, l’enorme nazione dell’Oceania sarebbe responsabile del 5% della CO2 immessa nell’atmosfera, al pari di quanto prodotto dalla Russia e seconda solo a Cina, Stati Uniti, Unione europea e India.
L’Australia è già il maggior esportatore di carbone al mondo, con il 30% delle quote globali; a breve dovrebbe diventare anche il primo Paese nelle esportazioni di LNG, di cui attualmente detiene il 20% delle quote mondiali, destinato prevalentemente al mercato asiatico.
Il report dell’ACF ipotizza uno scenario in cui da una parte gli sforzi per ridurre le emissioni in tutto il mondo proseguano allo stesso ritmo attuale e dall’altra, in Australia, vengano realizzati tutti i nuovi impianti minerari ed energetici al momento in fase d’approvazione: in questo caso, il conto delle emissioni australiane, sia domestiche che dovute agli export, oscillerebbero tra 11,9 e il 17,4% di quelle globali.
Il conto delle emissioni causate dagli export (che comprendono sia le emissioni generate delle operazioni di trasporto che quelle causate dalla combustione delle risorse fossili nei Paesi di destinazione) non viene generalmente inserito nelle statistiche che registrano l’impronta di carbonio di una nazione.
Le emissioni australiane sono in costante crescita dal 2015; secondo il Ministro delle risorse, Matt Canavan, il trend è dovuto all’attività di estrazione di LNG. In una recente intervista, Canavan suggeriva di guardare all’aumento di emissioni australiane secondo un’ottica più estesa: se da una parte l’estrazione di LNG aumentava le emissioni australiane, dall’altra la sua esportazione in Paesi meno sviluppati dove andrebbe a sostituire altri e più dannosi carburanti fossili, riduceva nel complesso le emissioni globali.
La stessa tesi è stata proposta dal Ministro per la riduzione delle emissioni, Angus Taylor, che ha proposto anche la possibilità di conferire crediti di carbonio alle nazioni che esportando LNG diminuiscono il consumo di carbone nei Paesi in via di sviluppo. Una proposta simile è stata presentata anche dal Canada.
La scorsa settimana, tuttavia, un report del Governo giapponese segnalava il rischio che la sempre maggiore capacità di esportazione di gas naturale liquido dell’Australia possa portare a un calo nelle richieste di energia a zero emissioni come quella prodotta dalle centrali nucleari o da fonti rinnovabili.
“Il report conferma che l’Australia è sulla buona strada per diventare uno dei peggiori contributori mondiali alla crisi climatica. Stiamo per diventare una super potenza di emissioni – ha commentato il responsabile per il Climate Change e l’energia pulita dell’Australian Conservative Foundation, Gavan McFadzean – La combustione di carbone e gas è la prima causa della crisi climatica e l’Australia, adesso, è il maggiore esportatore di entrambe, con quote destinate ad aumentare drasticamente nei prossimi anni. Siamo fortunati a poter conteggiare il grosso delle nostre emissioni altrove, tuttavia questo non significa che non ne siamo responsabili”.
>>Leggi anche Il climate change mangia le coste: gli aborigeni denunciano il governo australiano<<