Rinnovabili •

L’Australia ribadisce l’endorsement pro carbone

Sull’onda del rapporto Ipcc sul cambiamento climatico, il ministro dell’Ambiente australiano dice che non è obbligatorio abbandonare il carbone

L’Australia ribadisce l’endorsement pro carbone

(Rinnovabili.it) – È il ministro dell’Ambiente, Greg Hunt, il protagonista della prima figuraccia del governo australiano nel mese di novembre. A ridosso del rapporto Ipcc che chiede di azzerare le emissioni entro fine secolo, Hunt ha dichiarato che il suo Paese non deve per forza abbandonare il carbone.

Ormai è diventata una tradizione: Canberra sembra specializzata nel provocare continue reazioni di sdegno nell’opinione pubblica internazionale a causa delle scelte di politica economica e ambientale, sbandierate poi con fierezza nei momenti meno opportuni. Anche questa volta l’amministrazione Abbott ha sbagliato i tempi: mentre gli esperti delle nazioni unite spiegavano che se continuiamo con i combustibili fossili rischiamo un aumento di 4 gradi entro il 2100 (con gravissime conseguenze per le generazioni a venire), il ministro dell’Ambiente ha fatto la sua dichiarazione pro carbone. Poco importa che l’Ipcc suggerisca di convertirsi alle rinnovabili e investire nell’efficienza energetica se si vogliono evitare costi molto maggiori quando sarà ora di riparare i danni del cambiamento climatico: il massimo sforzo che il report potrà strappare al governo sarà qualche investimento nelle nuove tecnologie, che riducano l’impronta ecologica delle centrali a carbone del 30-50%. Questo almeno sostiene Greg Hunt, che non è d’accordo con gli scienziati quando sostengono che bruciare combustibili fossili è incompatibile con il contrasto al cambiamento climatico.

 

Il Direct Action plan, il piano per la riduzione delle emissioni australiano, contiene fondi per 2.5 miliardi di dollari, con i quali si dovrà raggiungere una riduzione del 5% di emissioni entro il 2020. Sono soldi che vanno agli inquinatori, ai quali il governo paga più del dovuto l’energia prodotta, chiedendogli di usare il denaro regalato per convertirsi a tecnologie meno dannose. Tuttavia il produttore non ha nessun obbligo di aderire, e può rinunciare al finanziamento governativo continuando ad emettere allegramente quanto e più di prima. Non è prevista alcuna penale.

I primi progetti di riconversione grazie ai soldi dei contribuenti verranno svelati tra gennaio e aprile 2015: intanto l’Ipcc può continuare a sgolarsi inutilmente.

Successivo
Il monito di Copenhagen