Sotto accusa l'autorizzazione concessa dall'Autorità del Great Barriere Reef Marine Park per sversare materiali di dragaggio portuale in prossimità della barriera corallina.
Nei prossimi 10 anni, verranno riversate nella zona protetta della Grande Barriera corallina oltre 1 milione di tonnellate tra fango e detriti
(Rinnovabili.it) – Detriti e fango di dragaggio proveniente dai porti potranno essere sversati all’interno di uno dei più grandi ecosistemi marini protetti australiani: l’Autorità del Great Barriere Reef Marine Park ha approvato lo scarico di oltre 1 milione di tonnellate di rifiuti di dragaggio portuale in siti offshore vicini alla barriera corallina nel Mar dei Coralli, a largo dello Stato del Queensland, in Australia.
Nel 2015 e dopo un lungo tira e molla con associazioni ambientaliste, il Governo australiano aveva vietato lo sversamento in mare di materiali di risulta dall’allargamento di canali navigabili; il divieto, però, non copriva la normale attività di manutenzione portuale ed è grazie a questa omissione che l’Autorità del Great Barriere Reef Marine Park ha potuto autorizzare, lo scorso 29 gennaio, il programma di scarico incriminato.
Nello specifico, l’autorizzazione concessa permette al porto di Hay Point di Mackay, uno dei maggiori snodi commerciali del Paese, di sversare in mare fango e detriti risultanti dal dragaggio di manutenzione per i prossimi 10 anni, anche se il provvedimento, in realtà, lascia campo libero per tutti i porti della zona.
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“La decisione del Governo federale di vietare il dumping offshore da dragaggio dimostra che il danno apportato da questa pratica all’ambiente marino è ben noto – ha spiegato Larissa Waters, esponente dei Verdi nel Parlamento australiano – A maggior ragione dopo che il 50% dei coralli è morto per lo sbiancamento causato dallo sversamento di fango e detriti. Che siano materiali derivati dall’allargamento dei canali o da dragaggio dei porti poco cambia per la barriera corallina: il Governo dovrebbe vietare tutto il dumping in mare aperto e i responsabili del Parco non hanno alcuna autorità per consentire che le acque della barriera vengano utilizzate come alternativa più economica per il trattamento dei fanghi rispetto allo smaltimento in sicurezza a terra”.
In un comunicato, l’autorità portuale della regione ha spiegato che la scelta di sfruttare siti marini per lo sversamento di materiali da dragaggio è arrivata dopo un’attenta valutazione ambientale: i rischi per l’ecosistema della barriera corallina sarebbero “bassi” e a breve termine.
In attesa che il Governo federale si esprima sulla questione, le prime attività di dragaggio e conseguente sversamento sono previste per fine marzo e avranno una durata di almeno 40 giorni.
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