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Più di 160 attivisti ambientali uccisi nel 2018

Le Filippine sembrano essere il Paese più pericoloso per chi difende i propri diritti, con trenta vittime solo nel 2018. I nuovi dati raccolti da Global Witness.

attivisti ambientali
Credit: Daniel Cima

 

 

Intimiditi, criminalizzati, uccisi: ecco cosa succede nel mondo agli attivisti ambientali

(Rinnovabili) – Nel 2018, in media, tre persone ogni settimana hanno perso la vita per aver difeso la loro terra da progetti minerari, forestali o agroindustriali. Non si tratta di un calcolo facile: molti di questi delitti vengono dimenticati o insabbiati, ma secondo una prima stima dell’ONG Global Witness, lo scorso anno, almeno 164 attivisti ambientalisti sono stati uccisi e “innumerevoli” altri sono stati messi a tacere da violenze, intimidazioni e un uso improprio dalle leggi anti-protesta.

 

Un dato allarmante che segue da vicino l’annus horribilis del 2017 quando il numero di omicidi accertati aveva raggiunto la cifra record di 207. “A livello globale, il numero reale potrebbe probabilmente essere molto più elevato, poiché i casi spesso non sono documentati e raramente vengono indagati”, spiega l’associazione che da oltre 20 anni si batte per la protezione dei diritti umani. Nel suo ultimo report, intitolato ‘Enemies of the State?’, si evidenzia come il settore minerario sia quello connesso al più alto numero di vittime con ben 43 attivisti ambientali uccisi nel 2018. Segue il comparto dell’agribusiness (21 vittime accertate) e quello idrico che ha registrato un triste trend di crescita (17 vittime).

 

 

Per la prima volta da quando Global Witness ha iniziato a documentare la repressione ambientale, le Filippine si sono guadagnate il titolo di Paese più pericoloso al mondo per chi lotta per la propria terra: qui si sono consumati 30 dei 160 omicidi del 2018. Gli attivisti indigeni hanno dovuto affrontare minacce di morte, prigionia e perdita della loro casa per essersi opposti alla coltivazione sulle loro terre di banane vendute sul mercato globale. Non va molto meglio in Colombia, India e Brasile, rispettivamente al secondo, terzo e quarto posto per numero di vittime. Nello stesso anno, in Guatemala, un boom di investimenti privati ​​ed esteri ha visto ampi territori distribuiti, società minerarie e idroelettriche e agricole, dando il via a un’ondata di sfratti forzati e violenti, in particolare nelle aree indigene.

 

attivisti uccisi
Credit: Global Witness

 

“Ma la violenza degli omicidi è solo la più visibile di una miriade di minacce che gli ambientalisti affrontano”, spiega Global Witness. “In tutti i continenti, i governi e le aziende utilizzano anche tribunali e sistemi legali come strumenti di oppressione contro coloro che minacciano il loro potere e i loro interessi”.

 

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La criminalizzazione dei difensori della terra e dell’ambiente non è limitata al Sud del mondo. Nel Regno Unito, tre manifestanti antifracking sono stati condannati a pene detentive draconiane nel 2018. Questa tendenza sembra destinata a peggiorare. “Criminalizzare gli attivisti in questo modo rende legittimi gli attacchi contro di loro, rendendoli più probabili. Queste tendenze continuano in tutto il mondo, aiutate da politici populisti che stanno togliendo le protezioni ambientali vitali quando ne abbiamo più bisogno”.