Abbiamo le leggi ma mancano gli strumenti: a 25 anni dalla messa al bando dell'amianto, l’Italia continua a combattere contro il killer silenzioso
(Rinnovabili.it) – Oltre 600 norme ma una mancanza quasi assoluta di coordinazione nazionale, di monitoraggio puntuale e di siti di conferimento. Il problema dell’amianto in Italia è tutto fuorché risolto e nel breve termine le sfide da affrontare cresceranno di numero. Di questo si è parlato ieri al convegno nazionale organizzato dal M5S alla Camera dei deputati.
L’evento ha fatto il punto sullo stato dell’arte a 25 anni dell’approvazione della legge 257 del ’92, che mise al bando questo materiale. Ma soprattutto ha puntato i riflettori sul tanto atteso Testo unico sull’amianto, in via di definizione al Senato. “Ci sono 240 leggi statali e circa 400 atti normativi regionali sull’amianto che il testo unico sta cercando di razionalizzare ma che non potranno essere toccate da legge statale. Una proliferazione certamente problematica”, riferisce magistrato Bruno Giordano che sta lavorando al documento per conto della Commissione d’inchiesta sugli infortuni del lavoro del Senato. “I numeri del problema sono largamente sottostimati: basti dire che la Calabria fino al 2014 non aveva alcun sito con amianto monitorato. E non abbiamo una norma che tuteli la collettività”.
Ma il problema dell’asbesto è per prima cosa un problema della comunità più che dei singoli individui. Lo dimostra anche il documentario “Asbeschool” presentato nell’occasione. Realizzato, dopo due anni di ricerche e di indagini dalla giornalista Stefania Divertito getta una luce sconfortante sulla questione: sono i 350.000 studenti e i 50.000 fra docenti, bidelli e impiegati, che studiano e lavorano nelle 2.400 scuole italiane costruite usando questo materiale. Il deputato M5S Alberto Zolezzi ha denunciato che, nonostante la legge, l’amianto è stato estratto e commercializzato in Italia almeno fino a ottobre 2016: “Veniva estratto da una cava sarda e poi utilizzato nell’industria della ceramica del viterbese e anche di Sassuolo. Una vicenda inquietante su cui sta indagando la procura di Viterbo. Chiameremo il procuratore di Nuoro, dove c’è la cava, in audizione in Commissione d’inchiesta ecomafia”.
I problemi riguardano anche lo smaltimento.: quando non è illegale si affida completamente alla capacità dei Paesi esteri. “Conferiamo l’amianto in Germania – afferma l’Ispra – ma ci hanno fatto sapere che presto non lo accetteranno più e non esistono altre possibilità che creare dei luoghi di conferimento in Italia”. Come ricorda la dottoressa Laura D’Aprile del ministero dell’Ambiente, a volte i monitoraggi non vengono effettuati proprio per evitare il problema di dove poter smaltire l’amianto. Inoltre “ci sono regioni che hanno fatto delibere definendosi a discarica zero e quindi quando faremo la programmazione del conferimento a livello nazionale ci andremo a scontrare con queste regioni”.