Rispetto alle stime degli esperti ONU, le emissioni di metano potrebbero essere più alte dell'11% a causa dell'espansione degli allevamenti intensivi
I calcoli dell’IPCC sulle emissioni di metano sono da rivedere
(Rinnovabili.it) – Quanto pesa l’agricoltura sulle emissioni globali di anidride carbonica? Secondo le stime più autorevoli ottenute fino ad oggi, quelle dell’IPCC, circa il 24%. Ma i dati sono ormai obsoleti, secondo un nuovo studio pubblicato sulla rivista Carbon Balance and Management.
I ricercatori del Joint Global Research Institute (JGCRI), che hanno lavorato alla ricerca, si sono concentrati sul metano, un gas serra di cui il settore agricolo è il principale produttore. Gli esperti hanno rilevato che le emissioni di metano nel mondo per il 2011 sarebbero dell’11% più alte rispetto alle stime IPCC, risalenti al 2006. La crescita sarebbe in particolare dovuta a due settori: +8,4% dalla fermentazione enterica dei bovini e +36,7% dall’uso di concimi rispetto ai calcoli del panel che informa le Nazioni Unite. Le stime presentate in questo studio mostrano che i calcoli operati sono tutti da rivedere, compresi quelli dell’Agenzia per l’ambiente degli Stati Uniti, che forniscono stime del 15% più basse.
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La dottoressa Julie Wolf, del Dipartimento Agricoltura degli Stati Uniti (USDA), ha dichiarato che «in molte regioni del mondo, i numeri del bestiame stanno cambiando e le tecniche di allevamento hanno creato animali più grandi con necessità alimentari maggiori. Questo, insieme con i cambiamenti nella gestione dei capi, può portare ad emissioni di metano più elevate. Il metano è un importante moderatore della temperatura atmosferica della Terra, con circa quattro volte il potenziale di riscaldamento atmosferico dell’anidride carbonica».
La ricerca ha riscontrato che le emissioni totali di CH4 negli allevamenti sono aumentate nelle regioni in rapida espansione dell’Asia, dell’America Latina e dell’Africa, mentre sono diminuite negli Stati Uniti e in Canada e calano leggermente anche nell’Europa occidentale. L’espansione del modello industriale di crescita del bestiame, oltre agli aumenti di produzione della carne, sta dunque espandendo pratiche sempre più pesanti per la vita degli animali e il cambiamento climatico. Anche se esamina soltanto le emissioni di metano, la nuova ricerca getta luce su un sistema produttivo che senza un approccio riformatore globale può finire fuori controllo.