La FAO inaugura l’Anno Internazionale dei Suoli e mette l’accento sulla necessità di riconoscere il valore dell'agricoltura sostenibile contro il cambiamento climatico
(Rinnovabili.it) – Per l’Anno dei suoli serve un rilancio dell’agricoltura sostenibile. I terreni sani, infatti, sono la base dell’agricoltura familiare, la produzione alimentare e la lotta contro la fame, e giocano anche un ruolo come “serbatoi” di biodiversità. Lo sostiene il Direttore Generale della FAO, José Graziano da Silva, che ha rilasciato le sue dichiarazioni in occasione del lancio dell’Anno Internazionale dei Suoli 2015 (AIS). Durante il 2015, la FAO lavorerà con i governi, le organizzazioni della società civile, il settore privato e tutti i portatori di interesse per ottenere il pieno riconoscimento del contributo dei suoli per la sicurezza alimentare, l’adattamento ai cambiamenti climatici, la riduzione della povertà e lo sviluppo sostenibile.
«I terreni agricoli sono di importanza capitale per la produzione alimentare del mondo, ma non prestiamo sufficiente attenzione a questo ‘alleato silenzioso’», ha spiegato da Silva.
In tutto il mondo, il 12% del territorio è utilizzato per le colture agricole (1,6 miliardi di ettari). Il 28% (3,7 miliardi di ettari) è coperto da foreste e il 35% (4,6 miliardi di ettari) da pascoli e altri sistemi forestali.
America Latina e Caraibi hanno le più grandi riserve di terre coltivabili nel mondo. La cura e la conservazione del suolo sono essenziali per consentire alla regione di raggiungere il suo obiettivo di sradicare la fame. Inoltre, alimentano il ciclo del carbonio, per cui è necessaria la cura dell’uomo per mitigare e far fronte ai cambiamenti climatici.
«È essenziale per mantenere un attento equilibrio tra la necessità di preservare le risorse naturali e quella di espandere la nostra produzione alimentare. L’Anno dei Suoli mira a favorire questa consapevolezza », ha detto Eva Crowley, vice Rappresentante Regionale della FAO.
Nonostante la sua importanza, la salute dei terreni deve affrontare sfide continue e crescenti. Il 33% del terreno mondiale è deteriorato per motivi biologici, fisici o chimici, fatto evidenziato da una riduzione della copertura vegetale o dalla perdita di fertilità a causa di contaminazioni del suolo e dell’acqua. Tutto ciò provoca un impoverimento delle colture.
«Il fatto che il suolo non sia una risorsa rinnovabile, fa della sua conservazione una sfida ancora più urgente: un pollice di terreno può richiedere migliaia di anni per formarsi e la stessa area può essere distrutta in pochi minuti a causa di una cattiva gestione», ha detto Crowley.
Il degrado del suolo ha un impatto negativo su molte delle sue funzioni, come la produzione di alimenti e la fornitura di servizi ecosistemici. Le cause a monte sono la scarsità dell’acqua, l’utilizzo invasivo di pesticidi e la deforestazione. Il degrado è anche associato alla povertà: il 40% dei terreni degradati nel mondo si trova in aree con alti tassi di povertà. Gli agricoltori poveri hanno infatti meno accesso a terra e acqua.