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Acque in deroga: termini scaduti ma il Lazio è ancora in ritardo

Legambiente: “Per centinaia di migliaia di cittadini scatteranno le ordinanze di non potabilità”

Acque in deroga: termini scaduti ma il Lazio è ancora in ritardo(Rinnovabili.it) – Anno nuovo, acqua vecchia. Questo potrebbe essere lo slogan della regione Lazio che nonostante la fine delle deroghe concessa ai parametri delle acque potabili si ritrova ancora con valori fuori norma. Il 31 dicembre sono infatti scaduti i termini per i 112 Comuni risultanti sopra i limiti per mettersi in regola nei confronti della normativa vigente sulle acque potabili. Dal 2003, primo anno di richiesta delle deroghe, al 2009 sono state 13 le regioni che hanno chiesto deroghe (Campania, Emilia Romagna, Lazio, Lombardia, Marche, Piemonte, Puglia, Sardegna, Sicilia, Toscana, Trentino Alto Adige, Umbria, Veneto) in momenti diversi e su un totale di 13 parametri (arsenico, boro, cloriti, cloruri, fluoro, magnesio, nichel, nitrati, selenio, solfato, trialometani, tricloroetilene, vanadio).

 

Oggi però all’appello manca ancora il Lazio, unico territorio che non è riuscito a ripristinare i valori di arsenico e fluoruri entro la scadenza, secondo le ultime analisi dell’ARPA. La conseguenza? Già a partire da questi primi giorni nei comuni coinvolti saranno applicate pesanti ordinanze per limitare l’uso dell’acqua potabile fino a quando non saranno effettuati gli interventi necessari per risanare la situazione. In altre parole  per molti cittadini potrebbe scattare il divieto di bere l’acqua pubblica, di utilizzarla per lavarsi i denti o di impiegarla nell’industria alimentare.

 

“Le deroghe, inizialmente previste solo come misura transitoria, sono diventate purtroppo un espediente per non fare i necessari interventi di potabilizzazione – afferma Giorgio Zampetti, responsabile scientifico Legambiente -. Dopo dieci anni dall’entrata in vigore della legge e a due dalla bocciatura dell’Unione Europea, in diverse regioni il problema è stato risolto, l’unica inadempiente è il Lazio. Un ritardo del tutto ingiustificato che costringerà dal 1 gennaio le centinaia di migliaia di cittadini che abitano nei territori coinvolti, a non utilizzare l’acqua di rubinetto. Al momento la Regione stessa prevede altri due anni per gli interventi, inutile dire però che i tempi devono essere molto più rapidi per garantire un’acqua buona e di qualità che esca dal rubinetto di casa”.