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Stato degli oceani, il summit ONU di Lisbona non frena le miniere sottomarine

La dichiarazione finale è lunga 6 pagine e elenca in appena 9 punti più che generici le azioni da intraprendere in futuro. Nessuno dei 9 punti ha delle cifre puntuali, degli obiettivi quantificabili, una data di scadenza, un processo di monitoraggio dei progressi

One Ocean Summit: l’UE propone una coalizione globale per difendere gli oceani
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La conferenza sullo stato degli oceani si è conclusa il 1 luglio

(Rinnovabili.it) – Pochi gli impegni, e tutti volontari. Poche le nuove risorse messe sul piatto. E poca, anzi nessuna, presa di posizione comune sul dossier più pressante e spinoso di tutti, l’ok alle attività minerarie in acque profonde (deep sea mining). La UN Ocean Conference chiude il sipario senza applausi. Mentre sul palco il padrone di casa, il funzionario ONU Miguel de Serpa Soares si azzarda a definire la 4 giorni di negoziati sullo stato degli oceani “un enorme successo”, fuori le proteste degli attivisti chiedono qualcosa oltre le chiacchiere.

Questo qualcosa in più non è arrivato. La dichiarazione finale è lunga 6 pagine e elenca in appena 9 punti più che generici le azioni da intraprendere in futuro. Nessuno dei 9 punti ha delle cifre puntuali, degli obiettivi quantificabili, una data di scadenza, un processo di monitoraggio dei progressi. Ci si affida più che altro a quello che uscirà dalla COP15, la conferenza internazionale sulla biodiversità che a fine anno dovrà fissare i nuovi obiettivi al 2030.

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Anche tra gli impegni assunti su base volontaria non si segnalano acuti. Il Portogallo, paese ospitante, ha dato il “buon esempio” semplicemente ripetendo il target minimo su cui sta convergendo la COP15, ovvero migliorare lo stato degli oceani proteggendone il 30% entro il 2030. Kenya e India hanno annunciato iniziative contro i rifiuti di plastica e la plastica monouso, Stati Uniti Norvegia e Singapore promettono di ingaggiare il settore navale alla COP27.

Niente si è mosso sul fronte del deep sea mining. Nonostante l’appello del presidente francese Macron, che ha chiesto di “creare un quadro giuridico per fermare l’estrazione mineraria in alto mare e non permettere nuove attività che mettano in pericolo questi ecosistemi”. Inoltre, l’inquilino dell’Eliseo vorrebbe potenziare la ricerca scientifica “per comprendere meglio questi ecosistemi e proteggerli”.

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Le miniere sottomarine sono una pratica controversa perché se ne ignorano gli effetti sugli ecosistemi. Alcuni stati insulari del Pacifico – dove sono concentrati i maggiori giacimenti di cobalto, litio, terre rare – premono per approvare entro il 2024 un quadro legale per lo sfruttamento, mentre altri chiedono una moratoria fino al 2030.