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L’emergenza siccità spaventa di nuovo la California

Il manto nevoso sulla Sierra Nevada è al 59% della media stagionale. Aprile e maggio con temperature record e zero precipitazioni hanno aggravato il quadro. E si teme una stagione degli incendi peggiore di quella da record del 2020

Siccità in California: stato di emergenza per due terzi del paese
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Stato di emergenza per 41 delle 58 contee a causa della siccità

(Rinnovabili.it) – Sono 41 su 58 le contee della California in stato di emergenza per la siccità. Il provvedimento firmato lunedì 10 maggio dal governatore dello Stato, Gavin Newsom, riguarda quasi un terzo dei 40 milioni di abitanti complessivi. Così per la California torna ad affacciarsi l’incubo siccità, che si trascina il rischio di una stagione degli incendi disastrosa come quella appena passata.

La siccità in California nasce sui picchi della Sierra Nevada. La catena montuosa ha ricevuto precipitazioni nevose molto inferiori al normale. Addirittura, al 1° aprile scorso il manto nevoso era stimato ad appena il 59% della media stagionale. Da allora le precipitazioni sono state scarsissime e le temperature sopra la norma. Lo Stato della costa ovest degli Stati Uniti fa affidamento quasi integralmente sulle acque originate dallo scioglimento primaverile delle nevi per ripristinare i livelli dei suoi bacini idrici.

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L’allarme sul rischio che si apra un nuovo, lungo periodo di siccità pluriennale era stato lanciato già nei primi mesi dell’anno. A febbraio i dati sulle precipitazioni facevano preoccupare: picchi del -70% rispetto alla media storica. In particolare, la zona più a nord dello Stato è stata flagellata dalla siccità.

Per quella regione, la stagione di siccità durata dal 2011 al 2019 non è mai finita in realtà. Alcuni studi scientifici, apparsi negli ultimi anni, prevedevano un inasprimento dei cambiamenti climatici su quella porzione di West Coast con la prospettiva di periodi di siccità lunghi anche decenni prima del 2100.

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Per il governatore Newsom, la situazione è aggravata dal cambiamento climatico. Le temperature più alte della norma ad aprile e maggio hanno innescato effetti a catena. La neve si è sciolta più rapidamente, penetrando nel terreno invece di contribuire all’aumento dei flussi idrici dei fiumi. Nel frattempo il termometro in salita ha fatto aumentare i prelievi idrici.

Tutto questo si accompagna a una stagione  degli incendi che, per il momento, sta tenendo il passo di quella appena passata che aveva fatto registrare record assoluti. Nel 2020 sono finiti in fumo più di 16mila km2 di boschi.