Lo studio degli isotopi di carbonio e ossigeno dagli anelli delle querce fissa un record bimillenario sulla siccità e le ondate di calore
Dietro la siccità estrema c’è il cambiamento climatico di origine antropica
(Rinnovabili.it) –La siccità e le ondate di calore che si sono abbattute sull’Europa ogni anno dal 2014 sono le peggiori dai tempi dell’impero romano. Dietro questo record bimillenario c’è il cambiamento climatico, sostiene un team di ricercatori coordinato dall’università di Cambridge che ha studiato l’andamento del clima del nostro continente attraverso gli anelli delle querce.
Dopo aver ricostruito la più lunga serie storica attraverso le informazioni ricavate da 27mila anelli di 147 alberi, gli scienziati si sono messi in cerca delle cause più probabili. Dietro la siccità ci sono i cambiamenti nelle correnti a getto e quindi i modelli di circolazione dell’aria sopra l’Europa. Fenomeni che, a loro volta, sono innescati dal cambiamento climatico collegato alle attività umane.
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Uno dei pregi della ricerca è quello di riuscire a distinguere tra effetti che dipendono da cause antropiche e variazioni climatiche naturali. Lo studio ad esempio rileva che negli ultimi 2000 anni le estati europee sono diventate progressivamente sempre più secche. Dopo aver escluso l’attività vulcanica e i cicli solari come possibili cause di questo trend di lungo termine, hanno individuato il responsabile della siccità in leggere modificazioni nell’orbita terrestre. Tutto ciò però non basta a spiegare i dati dal 2014 al 2018 (anno in cui si ferma la serie storica ricostruita: il biennio successivo però ha avuto condizioni climatiche simili se non peggiori). Quello degli ultimi anni è un balzo che è chiaramente riconducibile all’impatto dell’azione dell’uomo.
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Il metodo impiegato dal team di ricerca si basa sulla rilevazione degli isotopi di ossigeno e carbonio presenti nel legno. Gli isotopi stabili negli anelli degli alberi possono fornire informazioni cronologicamente molto precise sui cambiamenti idroclimatici che interessano periodi di tempo anche molto estesi.
Lo studio sottolinea poi che queste condizioni estreme di siccità e calore non colpiranno ovunque in modo uguale. “Il cambiamento climatico non significa che diventerà più secco ovunque: alcuni luoghi potrebbero diventare più umidi o più freddi, ma le condizioni estreme diventeranno più frequenti, il che potrebbe essere devastante per l’agricoltura, gli ecosistemi e le società nel loro insieme”, spiega Ulf Büntgen dell’università di Cambridge.