Rinnovabili • Pesca sostenibile: le grane di Bruxelles con il tonno dell’oceano Indiano

Ipocrita e neocoloniale: le accuse alla pesca sostenibile di Bruxelles

Bruxelles vorrebbe limitare i prelievi di tonno pinna gialla nell’oceano Indiano solo del 6%. Francia e Spagna da sole pescano più dei paesi rivieraschi. Che premono per tagli più consistenti

Pesca sostenibile: le grane di Bruxelles con il tonno dell’oceano Indiano
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La proposta UE all’IOTC per la pesca sostenibile non convince

(Rinnovabili.it) – Le parole più pesanti le ha usate un funzionario delle Seychelles. L’Europa pensa solo a pescare a tutto spiano il tonno pinna gialla lontano da casa, e poi si pulisce la coscienza rabberciando un piano per la pesca sostenibile che non convince. E per questo è “ipocrita e neocoloniale”. Le Maldive non sono da meno visto che hanno rispedito al mittente le idee di Bruxelles per ricostituire lo stock della varietà più pregiata di tonno presente nell’oceano Indiano: “completamente inadeguate” è la sentenza senza appello.

Ma sono molti gli Stati affacciati sull’oceano che tocca Africa, Asia e Oceania a lamentarsi di come si muove l’Unione Europea. Che per inciso è responsabile dei prelievi maggiori, soprattutto ad opera delle flotte di pescherecci che battono bandiera francese e spagnola. Tema che sta diventando rovente in vista della riunione la prossima settimana dell’Indian Ocean Tuna Commission (IOTC), l’organismo di regolamentazione incaricato della gestione degli stock di tonno in quell’oceano

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Bruxelles propone di salvaguardare la specie (e quindi la sicurezza alimentare) con una serie di misure che, sommate, porterebbero a una riduzione del pescato del 6%. Troppo poco, rispondono molti altri paesi dell’area. A partire dalle Maldive, che vuole un taglio del 14%. Ogni Stato prova poi a modellare la proposta per salvare il proprio giro d’affari, andando a incidere più sulle tecniche di pesca usate dai competitor che sulle proprie.

Secondo la Global Tuna Alliance, ente indipendente che rappresenta le marche che commercializzano tonno, la quota preferibile sarebbe anche più alta: il 20%. Mentre le organizzazioni ecologiste sottolineano il ruolo fondamentale che giocano alcune pratiche di pesca nel collasso degli stock ittici, e che quindi dovrebbero essere fortemente ridotte o bandite. Nel caso del tonno pinna gialla dell’oceano Indiano, sotto i riflettori finiscono i fish aggregating devices (FADs), strumenti che facilitano il raggruppamento di grandi banchi di tonni ma moltiplicano anche la probabilità di pescare esemplari non ancora maturi, incidendo sui tassi di riproduzione della specie.

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