Definito il perimetro della cabina di regia e i compiti del commissario straordinario. Si procederà a tappe forzate per manutenzione rete idrica e dragaggio invasi. Procedure semplificate per riutilizzare le acque reflue in agricoltura. La premier Meloni “Nessun governo aveva scelto di affrontare la crisi idrica in modo strutturale fino ad ora”
Il decreto siccità era atteso da oltre un mese
(Rinnovabili.it) – Multe fino a 50mila euro per chi estrae acqua pubblica in modo illecito. Procedure semplificate sul fronte della manutenzione della rete idrica e sull’uso di acque depurate e dissalatori. E una governance rafforzata da una cabina di regia interministeriale e un commissario straordinario nazionale per gestire la peggiore carenza d’acqua che l’Italia abbia visto in almeno 70 anni. Sono le novità principali contenute nel decreto siccità, approvato ieri sera dal Consiglio dei Ministri.
Come funzionerà la nuova cabina di regia?
Il fulcro del decreto siccità sono la cabina di regia e il commissario straordinario, di cui si parla sin dall’annuncio del decreto più di un mese fa. Il loro compito principale è individuare quali sono gli interventi prioritari sulla rete idrica e sugli invasi e assicurarsi che vengano realizzati in fretta. Se necessario, anche sostituendosi agli enti locali inadempienti.
Dal punto di vista della governance, la cabina di regia dipende funzionalmente dalla presidenza del Consiglio e sarà presieduta dalla premier Giorgia Meloni o dal ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini. A far parte della cabina saranno 7 dicasteri (Infrastrutture, Ambiente, Agricoltura, Economia, Pnrr, Protezione Civile, Affari Regionali) più il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega agli investimenti pubblici.
Le prime mossa della cabina saranno una ricognizione delle opere necessarie e l’individuazione di quelle più urgenti (entro 30 giorni). Il commissario (da nominare entro 10 giorni dall’entrata in vigore del decreto siccità e in carica fino a fine anno, rinnovabile per tutto il 2024) ha il compito di monitorare gli interventi segnalati dalla cabina e interverrà solo se gli enti locali o di altri soggetti che dovrebbero realizzare le opere non procedono o lo fanno troppo lentamente. Ad accompagnarlo verrà creata una struttura di supporto di massimo 25 funzionari.
Le altre misure del decreto siccità
In parallelo, il dl dispone procedure accelerate e tempi certi per le due tipologie di interventi più importanti: la manutenzione della rete idrica per aumentarne l’efficienza (oggi il 42,2% dell’acqua immessa in rete viene dispersa prima di arrivare a destinazione) e dragare gli invasi.
Come ricordava a fine marzo Giovanna Parmigiani, membro del consiglio direttivo di Anbi, intervenendo all’Agrifood Forum di Rinnovabili.it, gli invasi in Italia hanno una media di 60 anni e sono 530mila. Solo il 70%, però, è in piena funzione. E questa fetta di bacini permette solo il 55% della capacità reale, ovvero 7.200 m3 sui 13mila teorici. Sugli invasi i tempi sono stretti: entro il 30 giugno saranno individuate le dighe da dragare e gli interventi dovranno essere effettuati entro il 30 settembre, in tempo per raccogliere le piogge autunnali. Per queste opere sarà istituito un fondo apposito denominato “Fondo per il miglioramento della sicurezza e la gestione degli invasi”.
Altre semplificazioni sono previste dal decreto siccità per il riutilizzo delle acque reflue in agricoltura (disposto per tutto il 2023). Una misura che associazioni ed enti di categoria chiedevano a gran voce. Oggi solo il 4% delle acque reflue viene effettivamente reimpiegato. Secondo il dl, l’unica condizione al riutilizzo è che il depuratore fisse già in funzione prima dell’entrata in vigore del decreto.
Altre misure contenute nel provvedimento contro l’emergenza siccità in Italia: ogni Autorità di bacino distrettuale si doterà di un “Osservatorio permanente sugli utilizzi idrici”, mentre i prelievi illegali di acqua saranno puniti con multe fino a 50mila euro.