L’ultimo bollettino dell’Autorità di bacino distrettuale fiume Po dipinge un quadro sempre più allarmante. Esaurita la neve in Piemonte e Lombardia, che ha aiutato a non far precipitare la situazione a maggio. Utilitalia chiede a 125 Comuni di bloccare l’erogazione di acqua potabile di notte. Intanto, il quadro generale “non regala facili ottimismi per i prossimi mesi”
La crisi idrica del Po porta a un “progressivo deficit di risorsa disponibile per tutti gli usi”
(Rinnovabili.it) – La siccità in pianura padana non è mai stata così pesante “da 70 anni ad oggi”. La crisi idrica del Po è colpa di una combinazione di “indicatori idro-meteo-climatici tutti con il segno meno”, fra temperature decisamente più alte della norma e precipitazioni quasi assenti. Lo afferma l’Autorità di bacino distrettuale fiume Po nell’ultimo bollettino, dove lancia l’ennesimo allarme di quest’anno.
Blocchi notturni all’acqua potabile in Piemonte e bergamasca
La crisi idrica del Po ha portato a un “progressivo deficit di risorsa disponibile per tutti gli usi”. Agricoli, industriali, ma anche civili. Tanto che Utilitalia, la federazione che riunisce le aziende che distribuiscono l’acqua potabile, ha chiesto a 100 comuni piemontesi e ad altri 25 del bergamasco di sospendere l’erogazione durante la notte per ripristinare i livelli dei serbatoi.
Gli indicatori della crisi idrica del Po
La situazione continua a peggiorare su tutta la regione e non c’è nemmeno un indicatore che permetta di coltivare un po’ di ottimismo. “La neve sulle Alpi è totalmente esaurita in Piemonte e Lombardia”, nota il bollettino. Se questo ha aiutato a rimpinguare le portate di Po e affluenti a maggio, adesso è esaurito il grande serbatoio che di solito fa da cuscinetto nei mesi estivi. Tutte le stazioni di misura di Po, ad eccezione di Piacenza, sono in condizione severa siccità, con portate ampiamente al di sotto delle medie di periodo. La sezione di chiusura del bacino di Pontelagoscuro, ha una portata di 307 m3/s in rapida diminuzione nell’arco dell’ultima settimana.
“I laghi, a partire dal Lago Maggiore, sono ai minimi storici del periodo (eccetto il Garda)”, continua l’Autorità, mentre le temperature sono circa 2°C sopra la media del periodo. Ma anche la produzione di energie elettrica che “è in stallo” e le colture, che nonostante l’avvio tardivo di 15 giorni della pratica dell’irrigazione (esempio in Lombardia), “sono tutt’ora in sofferenza”. Infine “si accentua, con inevitabili danni ambientali a biodiversità e habitat, la risalita del cuneo salino a oltre 10 km dalla Costa Adriatica e con un utilizzo all’80% a 15 km dal mare”.
Un quadro che “non regala facili ottimismi per i prossimi mesi”, ovvero un periodo in cui “si prospetta una scarsità persistente della risorsa e una mancanza di precipitazioni corredata da alte temperature”. Il grado di severità della siccità in tutta la pianura padana è catalogato come grave o estremamente grave.
Quali contromisure?
L’ultima riunione dell’Autorità è servita anche per mettere insieme delle misure straordinarie da far scattare se gli indicatori della crisi idrica del Po – com’è probabile – peggioreranno ancora. Il comparto idroelettrico, pur se in sofferenza, ha dato la disponibilità a rilasciare quantità maggiori di acqua a vantaggio dell’agricoltura “in caso di manifesta necessità produttiva”. Idem i grandi laghi, che hanno confermato di poter scendere sotto i livelli minimi di invaso per garantire continuità ai corsi d’acqua a valle (sia per l’irrigazione che per la protezione degli habitat).