Le piogge al nord hanno solo mitigato per 10 giorni aggiuntivi la condizione di siccità del bacino padano. Ma al Centro non piove. Il 90% della Toscana è in condizioni di siccità estrema, nel Lazio la situazione è peggiore che nel 2017
La situazione della carenza idrica nel Belpaese a fine giugno
(Rinnovabili.it) – Le piogge che sono cadute al nord nelle ultime 48 ore hanno ridotto il deficit pluviometrico del 4%, ma hanno fatto guadagnare solo 10 giorni di tempo. Ma la carenza idrica nel bacino del Po è ancora in agguato, con la stessa gravità di prima. A dirlo è l’Autorità di Bacino distrettuale di Fiume Po (ADBPo) in un aggiornamento sulla situazione della siccità in pianura padana. “Il problema è solo rimandato di 10 giorni se non si rispetteranno le misure decise”, avverte il segretario generale dell’Autorità, Meuccio Berselli. Poi l’avviso: “Serve una riduzione di prelievo del 20% sulle acque disponibili”.
D’altronde, le piogge cadute hanno dato vita spesso a episodi violenti e intensi, che indeboliscono ulteriormente il territorio. “La violenza di alcuni episodi meteo registrati al Nord” spiega Massimo Gargano, direttore generale di Anbi, “è indicativa del paradossale rischio, cui la siccità sottopone il nostro territorio: rovesci copiosi ed improvvisi su terreni aridi, li trasformano in moltiplicatori del rischio alluvionale, perché incapaci di assorbire forti quantità d’acqua. L’inarrestabile cementificazione di ampie porzioni di territorio e la più volte denunciata inadeguatezza della rete idraulica dopo anni di mancati investimenti per la prevenzione idrogeologica ci rendono oggi più che mai vulnerabili”.
Carenza idrica, record di cuneo salino: 30,6 km
Il livello del Po è così basso che poche ore di precipitazioni sull’arco alpino, ma anche in pianura, hanno aumentato del 30% la portata del fiume rilevata alla foce, a Pontelagoscuro, dove si è passati da 161 a 200 litri al secondo. Ma la breve tregua meteorologica è stata accompagnata da un “liberi tutti” dei territori. Invece di seguire le raccomandazioni emesse in precedenza, cioè di ridurre di 1/5 i prelievi, da più parti i prelievi sono addirittura aumentati del 10%.
Una scelta miope, commenta l’Autorità. Le riduzioni, abbinate alle piogge, “avrebbero contribuito in maniera determinante al raggiungimento di un livello tale (circa 300 mc/s) in grado di sollevare le necessità della gran parte delle aree considerate fino a luglio inoltrato riducendo così concretamente l’ingresso delle acque salmastre (oggi arrivate ad oltre 30 km dalla Costa Adriatica nel ferrarese e rodigino) ed evitando potenziali danni irreversibili ad agricoltura locale, habitat e biodiversità”. Da sottolineare il livello del cuneo salino: con 30,6 km, è un record storico. Mai l’Adriatico si era spinto così in profondità nell’entroterra.
L’emergenza siccità si allarga al Centro Italia
Intanto, l’osservatorio Anbi lancia l’allarme per il centro Italia. È qui che la carenza idrica sta raggiungendo i livelli più gravi, che alimentano lo spettro del razionamento anche diurno. “Le piogge, che non hanno allentato la morsa della siccità sul bacino padano, hanno spostato l’ epicentro della grande sete sul Centro Italia, coinvolgendo pienamente anche le Marche, dove ormai si rischia il razionamento degli approvvigionamenti idrici”, scrive in una nota l’Anbi.
Ma non solo: in Toscana il 90% del territorio è in condizione di siccità estrema, mentre nel Lazio la carenza idrica è “drammatica”: “a Roma, dall’inizio dell’anno, è piovuto il 63% in meno e nella provincia si sono registrati, in pochi giorni, ben 496 interventi dei Vigili del Fuoco per spegnere altrettanti incendi: l’Aniene è praticamente dimezzato rispetto alla portata media, il Tevere registra livelli più bassi anche del “siccitosissimo” 2017, Liri e Sacco segnano il dato più basso in anni recenti, il lago di Nemi è di oltre 1 metro più basso del 2021 e Bracciano è a -32 centimetri dal livello dello scorso anno”.