Nel 2016 fu istituita la zona tutelata più grande al mondo, nel mare di Ross. L’unico acuto degli ultimi 10 anni: anche all’ultima sessione della Commissione per la conservazione delle risorse marine viventi dell’Antartide i 31 paesi membri non hanno trovato un accordo per estendere la protezione ad altre zone dell’oceano Meridionale
Restano solo su carta 3 aree marine protette da 3,7 mln km2
(Rinnovabili.it) – L’Antartide resta senza nuove aree marine protette. Ennesima fumata nera al vertice annuale della Commission for the Conservation of Antarctic Marine Living Resources (CCAMLR), la convenzione che riunisce 31 stati (Italia inclusa) con l’obiettivo di tutelare gli ecosistemi della regione. Da 10 anni si cerca, inutilmente, di estendere a porzioni significative dell’oceano Meridionale un regime di protezione per preservare fauna, flora e ambiente.
Il flop di quest’anno ha seguito le stesse dinamiche dei summit precedenti. Nonostante la maggioranza dei paesi membri sia a favore di nuove aree marine protette, il sistema decisionale funziona per consenso. Ogni stato quindi ha, di fatto, il diritto di veto. E anche quest’anno Russia e Cina hanno fatto valere il loro no.
Proposte aree marine protette per 3,7 mln km2
Nell’ultimo decennio i passi avanti sono stati troppo pochi per garantire una vera tutela a una delle regioni più critiche per l’equilibrio di altri ecosistemi nel resto del mondo. Le uniche zone istituite sono nella parte meridionale delle isole South Orkney e nel mare di Ross. Quest’ultima aveva fatto ben sperare: si tratta di una delle aree marine protette più estese al mondo, circa 2 milioni di chilometri quadrati, quasi 7 volte l’Italia. Così, all’ultima sessione conclusa venerdì 27, sono state congelate e rinviate al prossimo anno le tre aree protette pendenti, proposte sulla penisola antartica, nel mare di Weddel (coprirebbe 2,18 mln km2) e al largo dell’Antartide orientale.
“I livelli record di ghiaccio marino e il catastrofico fallimento riproduttivo dei pinguini imperatori avrebbero dovuto essere un campanello d’allarme per i paesi affinché si unissero, dessero priorità alla conservazione e onorassero il loro impegno di istituire aree marine protette con significative aree vietate alla pesca”, commenta il WWF.
L’unica decisione concreta emersa dal vertice è un nuovo accordo sulle quote di pesca del krill, fissando il limite a 620mila tonnellate per ogni stagione di pesca. I minuscoli crostacei che costituiscono il krill sono la spina dorsale dello zooplankton, alla base della piramide alimentare di gran parte della vita marina in tutti gli oceani.