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Acqua razionata in Cile: la crisi idrica è “la sfida ambientale dei prossimi 30 anni”

Le autorità della capitale hanno presentato un piano per il razionamento dell’acqua nella regione metropolitana, 6 milioni di persone. Un sistema a 4 livelli di allerta farà scattare misure proporzionate al deficit idrico dei fiumi Maipo e Mapocho

Acqua razionata: Santiago del Cile prepara un piano senza precedenti
Foto di Laree Umbah da Pixabay

Il governatore Orrego: “Il cambiamento climatico è qui per restare”

(Rinnovabili.it) – Santiago del Cile è pronta a chiudere i rubinetti. Acqua razionata a causa della siccità che va avanti da 12 anni. La metropoli da 6 milioni di persone ieri si è svegliata con l’annuncio del governatore della regione, Claudio Orrego: “Dobbiamo prepararci a un futuro in cui non ci sarà acqua per tutti”. La carenza idrica non sarà passeggera. Sarà “la principale sfida ambientale dei prossimi 30 anni”.

Le autorità della Regione metropolitana della capitale cilena hanno presentato un piano di razionamento. Quattro livelli di allerta, da verde a rossa. Si passa da uno all’altro a seconda della disponibilità d’acqua dei fiumi Maipo e Mapocho che servono la regione. Il terzo stadio scatta quando le risorse dei due corsi d’acqua non permettono un’autonomia di 2 mesi e 10 giorni, rispettivamente. L’allerta rossa invece fa partire la fase più dura del programma di razionamento, che punta a ridurre la domanda in modo proporzionale al deficit idrico.

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Se l’acqua razionata è solo l’ultimo stadio, le misure di mitigazione della siccità sono previste anche in tempi di relativa normalità. A livello di allerta verde le autorità faranno campagne extra di sensibilizzazione per ridurre il consumo idrico e si inizierà già a dare priorità all’uso dell’acqua di falda. Lo step successivo prevede, tra le altre misure, la diminuzione della pressione in acquedotto, mentre i diversi comuni potranno prendere provvedimenti ad hoc a seconda della situazione locale. L’ultimo passo è il razionamento vero e proprio, che coinvolgerà un numero variabile di settori di utenze ogni 4, 6 o 12 giorni a seconda della gravità del deficit idrico.

Secondo il governo, la disponibilità d’acqua del Cile è scesa del 10-37% negli ultimi 30 anni e potrebbe scendere di un altro 50% nella parte settentrionale e centrale del paese entro il 2060. “Questa è la prima volta nella storia che Santiago ha un piano di razionamento dell’acqua a causa della gravità del cambiamento climatico”, ha detto Orrego. “È importante che i cittadini capiscano che il cambiamento climatico è qui per restare. Non è solo globale, è locale”.

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Finora la siccità aveva colpito il paese soprattutto nelle sue comunità rurali. Negli ultimi anni sono circa 1,4 milioni i cileni che devono fare affidamento su acqua portata nei loro paesi via cisterna. Il cambiamento climatico gioca un ruolo importante ma non è l’unico fattore. L’eredità dell’era Pinochet, infatti, è anche un mercato dell’acqua che favorisce le grandi aziende e in particolare il settore minerario, a cui finisce il 90% delle risorse disponibili. In questi mesi una convenzione costituente composta da 155 membri sta preparando una nuova carta fondamentale, che deve mettere finalmente nel cassetto quella della dittatura. Tra le proposte di modifica l’acqua è uno dei punti principali: la costituzione attuale, infatti, è l’unica al mondo a specificare che il diritto all’acqua va trattato come proprietà privata.