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La nuova costituzione del Cile fa un buco nell’acqua (pubblica)

Ieri le 52 proposte di modifica della carta fondamentale – scritta dal dittatore Pinochet – sono state respinte in blocco dal parlamento cileno per 5 voti. Il nuovo testo avrebbe messo un freno allo strapotere delle compagnie minerarie

Acqua pubblica in costituzione: il Cile dice no (per ora)
Foto di PublicDomainPictures da Pixabay

L’acqua pubblica è il tema ambientale più pressante nel paese

(Rinnovabili.it) – “Traditori!”, è il grido indirizzato ieri dagli ambientalisti cileni ai deputati al termine dei lavori della Costituente. Soprattutto a quei politici che vengono dall’attivismo e sono stati protagonisti di campagne importanti, come quella per l’acqua pubblica. Il motivo? Il parlamento del Cile ieri sera ha bocciato in blocco le proposte modifica della costituzione preparate dalla commissione Ambiente. L’ambizione era portare l’ambiente in costituzione con articoli all’avanguardia mondiale. E mettere un argine allo strapotere delle compagnie minerarie. Il nuovo Cile che volta pagina e chiude definitivamente l’era di Pinochet – la costituzione in vigore è ancora quella scritta dal dittatore – non sarà davvero verde.

Il Cile ha un enorme problema di disponibilità idrica. Mentre la siccità colpisce un po’ ovunque il paese andino, gran parte del problema dipende dai favori concessi dallo Stato al settore minerario. Il 90% dell’acqua, infatti, finisce all’industria estrattiva, soprattutto quella del litio e del rame. Solo 1 litro su 10 va alla popolazione. Risultato? Moltissimi paesi in Cile devono far arrivare l’acqua in autobotte. Pagandola a peso d’oro. Una situazione resa possibile anche dalla costituzione cilena, l’unica al mondo a specificare che il diritto all’acqua va trattato come proprietà privata.

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E proprio questo era uno dei punti principali attorno a cui ruotano le modifiche proposte per portare l’ambiente in costituzione. Il diritto all’acqua, insieme ai diritti minerari e ai diritti ambientali, è il fulcro dell’emendamento bocciato ieri dall’aula. In tutto si trattava di 52 articoli. Che dovevano essere votati uno per uno. Ma il parlamento ha deciso per un voto secco su tutto il pacchetto e non è stata raggiunta la super-maggioranza necessaria (103 voti su 154). A favore sono arrivati solo 98 sì. Tutto bloccato, quindi: il testo torna in commissione per nuove modifiche.

Finora l’aula ha dato l’ok solo a una proposta di modifica “innocua” tra le tante che riguardano ambiente e clima. Si tratta di un paragrafo da aggiungere all’articolo 1 della “Carta Magna” e riguarda la crisi climatica ed ecologica: “Lo Stato promuoverà il dialogo, la cooperazione e la solidarietà internazionale per adattarsi, mitigare e affrontare la crisi climatica ed ecologica e proteggere la Natura”. Un principio importante, ma generalissimo.

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