Mentre il CETA sta per essere ratificato dal Senato italiano, Greenpeace pubblica testi segreti del JEFTA, analogo accordo UE-Giappone che favorirà la deforestazione illegale
(Rinnovabili.it) – Un accordo a beneficio delle grandi imprese multinazionali e a danno dei cittadini e dell’ambiente, che potrebbe portare un inasprimento della deforestazione illegale. Così Greenpeace Olanda riassume il JEFTA, l’accordo UE-Giappone i cui negoziati (avviati nel 2013) dovrebbero concludersi entro quest’anno. L’organizzazione ha pubblicato 205 pagine di testi segreti relativi al trattato di libero scambio, che nel suo impianto conferma l’impostazione dei controversi TTIP e CETA (negoziati rispettivamente con Stati Uniti e Canada).
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I documenti trapelati sono stati scritti tra il gennaio 2016 e il gennaio 2017, mentre ad aprile si è tenuto il 18 esimo round di trattative. L’idea è chiudere il trattato entro l’estate, per poi avviare il processo di ratifica che coinvolgerà il Parlamento Europeo e quelli nazionali. In attesa di capire quando riprenderanno i contatti tra UE e USA per il TTIP, il JEFTA si candida ad essere il più grande accordo commerciale mai siglato dall’Unione Europea, ancora più importante del CETA, che in questi giorni potrebbe essere ratificato in Italia e sta portando ad una sollevazione della società civile.
Proprio come avvenne per l’accordo con il Canada, il controllo pubblico dei negoziati è praticamente inesistente secondo Greenpeace. Nemmeno i parlamentari europei possono accedere ai testi redatti durante i colloqui fra tecnici delle delegazioni di Tokyo e Bruxelles. Con tutta probabilità, senza questa fuga di notizie, il JEFTA sarebbe arrivato a conclusione senza che nessuno potesse leggerlo.
I rischi del JEFTA per l’ambiente
Gli ambientalisti denunciano l’inconsistenza delle disposizioni per contrastare il commercio di legno da deforestazione illegale, dal momento che non vi sono indicazioni vincolanti che scoraggino la pratica. Il Giappone è il più grande importatore di legno e compensato del mondo, ed è un enorme mercato illegale di import-export per materia prima proveniente da Malesia, Indonesia, Cina, Russia e perfino dalla Romania. Tramite il Giappone, che non ha una legge sulla deforestazione illegale, l’UE potrebbe dunque acquisire ingenti quantità di legname e derivati provenienti da foreste tagliate da aziende fuorilegge. La stessa valutazione di sostenibilità del JEFTA dichiara che il più grave impatto sull’ambiente del trattato si avrebbe in quei paesi dai quali i due blocchi importano legname, soprattutto in Asia. Secondo un rapporto dell’UNEP, redatto insieme all’Interpol, al vertice dei crimini ambientali c’è proprio il commercio di legno, che vale tra i 50 e i 150 miliardi di dollari l’anno.
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Il Giappone è anche il principale nemico delle balene, che vengono uccise a centinaia ogni anno per farne commercio. Nonostante il Parlamento Europeo abbia esortato la Commissione Europea a includere dei vincoli nei negoziati commerciali, i testi diffusi da Greenpeace mostrano come le richieste non siano state tenute in conto.
Il JEFTA contiene poi un capitolo che istituisce un tribunale sovranazionale per la risoluzione delle controversie tra investitori e stati, una evoluzione dell’ISDS simile a quella contenuta nel CETA. Si tratterebbe di una corte speciale per gli investimenti cui l’impresa giapponese o europea può fare ricorso, bypassando le corti nazionali della parte contraente, per chiedere risarcimenti in denaro illimitati se si ritiene colpito da politiche ambientali o sociali varate dallo stato in cui opera.
Proprio come il CETA, inoltre, anche l’accordo UE-Giappone non contempla penali per le imprese che violano le disposizioni sullo sviluppo sostenibile, come i diritti del lavoro o le politiche ambientali. Non vi sono nemmeno dichiarazioni vincolanti di collaborazione per implementare impegni sul cambiamento climatico.