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Accordo sul clima: il G7 ammette la spaccatura con gli USA

Il comunicato finale del vertice ammette la sconfitta dei dialoghi climatici, ma riconferma l’impegno di Canada, Francia, Germania, Italia, Giappone, Regno Unito e UE

Accordo sul clima

 

 

(Rinnovabili.it) – Più vicini sulle questioni commerciali, più distanti su quelle climatiche. Il G7 di Taormina si è chiuso sabato con l’ennesimo nulla di fatto in merito all’Accordo sul clima, portando a casa piuttosto un impegno condiviso da tutti e sette i leader nella “lotta contro tutte le forme di protezionismo”.

Il copione è lo stesso del summit fra i sette ministri dell’Energia dello scorso aprile: gli USA non sono pronti a parlare del Paris Agreement e la data in cui il presidente Donald Trump annuncerà la volontà di rimanere o meno nel patto si sposta ancora una volta nel tempo.

 

I risultati impalpabili del G7 di Taormina

Ma a differenza degli altri vertici, il G7 italiano abbandona i toni ottimistici. Non si parla più di “dibattito costruttivo”: il tavolo delle discussioni è nettamente spaccato in due al punto da doverlo mettere nero su bianco anche nella comunicazione finale. Un’ammissione insolita per il Gruppo dei sette costretto ad ammettere di non esser riusciti a colmare le diverge con gli Stati Uniti in tema di emissioni e clima.

Gli Stati Uniti d’America sono in procinto di rivedere le proprie politiche sui cambiamenti climatici e sull’Accordo di Parigi e non sono, pertanto, in grado di aderire al consenso su questi argomenti”, si legge nel testo del comunicato. “Comprendendo questo processo, i capi di Stato e di governo del Canada, Francia, Germania, Italia, Giappone e Regno Unito ed i presidenti del Consiglio europeo e della Commissione europea ribadiscono il loro forte impegno ad attuare rapidamente il Paris Agreement”.

 

Sono in molti a dare tuttavia una lettura positiva a questo G7, nonostante l’ennesimo nulla di fatto. Spiega Manuel Pulgar-Vidal, leader della Climate & Energy Practice mondiale del WWF: “I leader di sei delle più grandi economie mondiali hanno chiarito che i cambiamenti climatici rimangono una priorità globale e hanno dimostrato il loro impegno a portare avanti l’accordo sul clima di Parigi. Questo è incoraggiante anche se gli Stati Uniti sono ancora indecisi. […] Il loro impegno a sostenere i paesi in via di sviluppo è fondamentale per garantire che il riscaldamento globale rimanga al di sotto di 1,5 °C”.

 

 

Trump pronto ad abbandonare l’accordo sul clima?

Le attese sono ora tutte riversate sulla riunione del G20, che si terrà in Germania il prossimo luglio. Gli USA tuttavia, rendono qualsiasi previsione ancora più difficile. In un tweet Donald Trump ha annunciato che prenderà una decisione sul patto climatico entro questa settimana. Alcune indiscrezioni, riportate in esclusiva da Axios, affermano che il presidente avrebbe confermato a Scott Pruitt, capo dell’EPA, la volontà di abbandonare l’accordo. Se così fosse, tre sono le opzioni che si presentano davanti gli Stati Uniti.

 

La prima: Trump potrebbe avviare il processo di ritiro dal Paris Agreement che non si concluderebbe prima del novembre 2020, dal momento che secondo i termini dell’accordo stesso, nessun Paese può annunciare l’uscita prima che siano passati tre anni dall’entrata in vigore (4 novembre 2016). Seconda opzione, il presidente potrebbe dichiarare il patto sul clima, un trattato legale che richiede l’approvazione del Senato, ottenendo con una probabilità molto vicina al 100% il rigetto dell’intesa. Terza opzione, Trump potrebbe sfilarsi dall’UNFCCC, la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, tagliando così ogni cordone con la diplomazia climatica globale. Un processo che richiederebbe appena un anno di tempo.