Le politiche che gli stati hanno messo in campo finora non sono sufficienti a rispettare l'accordo di Parigi, anche prendendo per validi gli scenari con la più bassa quota di emissioni di CO2 possibile
(Rinnovabili.it) – Mantenere il riscaldamento globale al di sotto di 1,5°C rispetto ai livelli pre-industriali è un’utopia. Lo mette nero su bianco una ricerca pubblicata su Nature Climate Change, che passa ai raggi x gli impegni assunti dai leader mondiali tramite l’accordo sul clima dello scorso dicembre. E li mette a confronto con diversi modelli predittivi del clima, impostati secondo le attuali politiche ambientali approvate dagli stati. Il risultato è che, alla prova dei fatti, l’obiettivo di trattenere l’aumento delle temperature globali ben al di sotto dei 2°C è a rischio, mentre quello ancora più ambizioso degli 1,5°C è letteralmente impossibile.
Secondo gli scienziati, anche prendendo per validi gli scenari con la più bassa quota di emissioni di CO2 possibile in base alle politiche energetiche e ambientali messe in campo, supereremo almeno temporaneamente il limite degli 1,5°C prima del 2100. In pratica, la ricerca è stata condotta prendendo in considerazione soltanto quegli impegni che gli stati hanno già preso e messo in agenda. Ma per gli scienziati gli obiettivi di mitigazione a breve termine, fissati per il periodo 2020-2030, risultano insufficienti per rispettare l’accordo di Parigi.
Non è la prima volta che il mondo della scienza lancia allarmi di questo tipo. Alcuni mesi fa due ricercatori australiani avevano disegnato uno scenario davvero pessimistico. Utilizzando un modello basato su tre indicatori, cioè le previsioni a medio-lungo termine della crescita economica, l’aumento demografico e il consumo di energia pro capite, erano arrivati alla conclusione che la soglia dei +2 °C rispetto al periodo antecedente la rivoluzione industriale verrà sfondata già nel 2030. E quella degli 1,5°C addirittura nel 2020.
Quindi i tempi per rispettare le buone intenzioni espresse con l’accordo sul clima, secondo i risultati degli scienziati australiani, non esistono. E resta anche da vedere se davvero gli stati – soprattutto i grandi inquinatori – rispetteranno quei deboli e non vincolanti impegni sottoscritti alla COP21.