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L’accordo sul clima innescherà una nuova apartheid

I Paesi in via di Sviluppo, di cui il Sudafrica è portavoce, ritengono che la bozza di accordo sul clima condanni le loro genti a perdere i diritti umani

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(Rinnovabili.it) – L’accordo sul clima da siglare alla COP 21 darà vita ad una nuova forma di apartheid, condannando i Paesi in via di sviluppo a soffrire e vivere senza diritti. Sono le prime dichiarazioni pesanti che escono dal vertice di Bonn sui cambiamenti climatici, ultima spiaggia prima della conferenza ONU di Parigi. Le ha rese proprio il delegato del Sudafrica, Nozipho Joyce Mxakato-Diseko, molto critico nei confronti della bozza di trattato che va definendosi in sede negoziale.

La settimana di colloqui preparatori alla COP 21 è iniziata ieri con uno scontro acceso sulla bozza, con le nazioni in via di sviluppo infuriate per aver visto depennate tutte le loro richieste dalla decina di pagine che racchiude i punti salienti del patto climatico.

«È proprio come l’apartheid – ha detto Mxakato-Diseko, che parla per conto di un gruppo di oltre 130 nazioni in via di sviluppo, Cina compresa – Ci troviamo in una posizione in cui, in sostanza, noi siamo senza diritti».

 

L’accordo sul clima innescherà una nuova apartheidSecondo il raggruppamento, i diplomatici ONU che hanno redatto lo schema di accordo avrebbero favorito i Paesi ricchi, senza rendere vincolante l’aiuto finanziario a quelli più poveri né favorire un taglio delle emissioni domestiche davvero ambizioso. Un testo che, invece, piace agli Stati Uniti. Il capo delegazione USA, Trigg Talley, ha detto che il nuovo testo potrebbe essere la base per i colloqui: «Questo documento contiene molte cose che non sono d’accordo le parti. Le nazioni ricche vogliono assicurarsi che le economie emergenti si impegneranno ad agire».

Le nazioni in via di sviluppo hanno ottenuto ieri di poter reinserire rivendicazioni nazionali nel testo, sollevando timori da parte di alcuni sulla sua possibile nuova lievitazione. La versione precedente, infatti, era di 80 pagine. Il segretario generale dell’ONU, Ban Ki-moon, ha esortato i negoziatori a non restare preda di ristretti interessi nazionali.

«Non c’è tempo da perdere – ha detto in una conferenza stampa in Slovacchia – È stato molto frustrante vedere i negoziatori condurre le trattative basandosi solo su prospettive nazionali e molto ristrette. Non si tratta di una questione nazionale, si tratta di un problema globale».