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Abiti tossici: il rapporto shock di Greenpeace

A essere incriminati sarebbero jeans, magliette, abiti, biancheria intima destinati a uomini, donne e bambini, accusati di contenere troppe sostanze tossiche e cancerogene

(Rinnovabili.it) – La maggior parte dei vestiti contiene sostanze pericolose per la salute umana. La denuncia arriva da Greenpeace che, in un nuovo sconcertante rapporto, “Toxic Threads – The Fashion Big Stich-Up”, sostiene l’utilizzo da parte dei produttori tessili di sostanze chimiche che, rilasciate nell’ambiente, sarebbero capaci di alterare il sistema ormonale dell’uomo e di provocare il cancro. A risultare “contaminate” sarebbero infatti tantissime catene di moda, la maggior parte delle quali nemmeno poco famose (Benetton, Jack & Jones, Only, Vero Moda, Blažek, C & A, Diesel, Esprit, Gap, Armani, H & M, Zara, Levi, Victoria’s Secret, Mango, Marks & Spencer, Metersbonwe, Calvin Klein, Tommy Hilfiger e Vancl i brand analizzati). Tra queste, la performance peggiore è stata registrata da Zara, nei cui abiti sarebbero stati rilevati alti tassi di composti nonilfenoloetossilati, ftalati tossici e un’ammina altamente cancerogena.

 

Presentato quest’oggi a Pechino nel corso di una sfilata di moda shock in pieno stile Greenpeace, il rapporto spiega come gli abiti contaminati contribuiscono all’inquinamento dei corsi d’acqua di tutto il mondo, non solo nella fase produttiva, ma anche durante tutti i lavaggi domestici. Da qui la richiesta avanzata dall’associazione ambientalista di adottare con urgenza piani per l’eliminazione di tali sostanze dal settore; addirittura, nei confronti di Zara Greenpeace ha lanciato oggi una petizione a livello mondiale per convincere l’azienda a ripulire la filiera produttiva. «Vendendo prodotti contaminati da sostanze chimiche pericolose – ha spiegato il responsabile della campagna Inquinamento di Greenpeace Asia orientale, Li Yifang – le marche più famose del fashion ci stanno trasformando in vittime inconsapevoli della moda che inquina».