Nuove prospettive per diminuire le emissioni di gas serra degli allevamenti
Le emissioni di gas serra degli allevamenti pesano sempre sull’ambiente, ma in qualche caso pesano di più. Trovare soluzioni che mettano d’accordo sicurezza alimentare, mantenimento dei posti di lavoro e protezione dell’ambiente è difficile, ma le ultime ricerche dimostrano che non è impossibile.
È quanto emerge dai risultati di Greenhouse gas emissions in US beef production can be reduced by up to 30% with the adoption of selected mitigation measures, una ricerca dell’Università del Minnesota (USA) pubblicata in “Nature Food”.
Ridurre le emissioni di gas serra degli allevamenti fino al 30%
Secondo gli studiosi, il potenziale di riduzione delle emissioni di gas serra nel settore della carne bovina può arrivare fino al 30%. Le opportunità nelle fasi di alimentazione, pascolo e allevamento variano da regione a regione, ma per raggiungere risultati di mitigazione bisogna adottare provvedimenti su larga scala nell’intera catena di approvvigionamento.
Gli Stati Uniti sono il più grande produttore mondiale di carne bovina e il quarto più grande esportatore. In cifre, ogni anno si lavorano circa 33 milioni di capi di bestiame per produrre circa 12,3 milioni di tonnellate di carne bovina.
Negli USA la carne bovina commerciale proviene per l’80% da animali nutriti con diete ricche di cereali, dopo aver trascorso gran parte della vita al pascolo.
Il degrado del suolo
La conversione dei terreni in coltivazioni per la produzione di ingredienti per mangimi provoca un degrado del suolo con un conseguente calo della produttività delle colture o dei pascoli.
Questa importante fonte di cibo e di sussistenza per milioni di persone però è responsabile di 201 milioni di tonnellate di gas serra ogni anno, ovvero il 3,3% delle emissioni totali degli Stati Uniti.
Negli ultimi 50 anni la filiera ha fatto notevoli passi avanti in termini di efficienza e nella riduzione delle emissioni di gas serra. L’impegno per una riduzione ulteriore è costante, come la consapevolezza dell’impatto sul cambiamento climatico e sulla biodiversità.
La catena di approvvigionamento è poco trasparente
La catena di approvvigionamento della carne bovina negli Stati Uniti è un sistema di produzione alimentare estremamente complesso e poco trasparente. Perciò non è semplice capire in quale passaggio della filiera intervenire per mitigare le emissioni.
Lo studio dell’Università del Minnesota ha utilizzato dei modelli di valutazione della catena di approvvigionamento della carne bovina calcolando i potenziali di riduzione delle emissioni di gas serra.
Ovviamente il calcolo non può essere esaustivo ma presenta una serie di possibili percorsi per raggiungere – o almeno avvicinarsi – gli obiettivi climatici.
Differenze geografiche
La ricerca evidenzia, tra l’altro, che esistono differenze geografiche: le emissioni di gas serra cambiano in rapporto alla concentrazione degli allevamenti e alle diverse fasi.
La fase del pascolo genera maggiori emissioni (64%), causate principalmente dalla fermentazione enterica nelle mucche da carne, e aumenta nei pascoli dove il foraggio è di qualità inferiore.
Inoltre, i ricercatori hanno valutato l’impatto ambientale dell’industria della carne bovina e hanno identificato le aree geografiche in cui le emissioni di gas serra sono maggiori.
Esistono anche altre strategie di risparmio, che però non rientravano nell’ambito di questa analisi (allevamento selettivo, alimentazione di precisione, riformulazione della dieta, etc.).
Azioni immediate
Lo studio ha messo in evidenza due punti chiave:
- Le emissioni derivanti dalla produzione di mangimi associate all’approvvigionamento e al confinamento della carne bovina, come gli allevamenti, sono concentrate nelle Grandi Pianure e nel Midwest. Le emissioni derivanti dal pascolo sono invece distribuite in modo più uniforme in tutto l’Ovest.
- Quasi un terzo delle emissioni di gas serra potrebbe essere mitigato attuando pratiche alternative nel pascolo, nella produzione di mangimi, nel confinamento e nella lavorazione. È possibile realizzare 42 pratiche alternative lungo la catena di approvvigionamento, comprese le colture di copertura, gli additivi per mangimi e la gestione dell’energia.
I ricercatori hanno poi identificato alcune azioni immediate che l’industria della carne bovina può intraprendere per iniziare a ridurre le emissioni di gas serra in base alle caratteristiche geografiche regionali e alle strategie di mitigazione realizzabili.
Ad esempio, piantare alberi nei pascoli nel sud-est permette di immagazzinare più carbonio. Nelle grandi pianure del nord, riparando le aree umide degradate si ottiene un risultato analogo.
Secondo lo studio la sostenibilità negli allevamenti e nell’industria della carne bovina è un obiettivo raggiungibile, a patto di continuare a impegnarsi nella riduzione delle emissioni di gas serra.