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Influenza aviaria: la diffusione negli USA, gli studi in Europa

Mentre dagli Stati Uniti giungono allarmi per la diffusione e mutazione dei virus dell’influenza aviaria, in Europa si fanno studi per evidenziare eventuali rischi e preparare strategie di contenimento. Per tutelare la salute pubblica bisogna predisporre efficienti piani preventivi e sono cruciali la collaborazione e la condivisione dei dati tra i gruppi di ricerca

Influenza aviaria: la diffusione negli USA, gli studi in Europa
Image by Elsemargriet from Pixabay

Rischi e strategie di contenimento dell’influenza aviaria

Nel 2024 i virus dell’influenza aviaria hanno continuato a mutare infettando specie fino ad allora indenni.

Il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) e l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) hanno pubblicato uno studio che esamina le mutazioni dei virus e il potenziale trasferimento all’uomo secondo un approccio One Health (ovvero di salute unica globale).

L’obiettivo è evidenziare eventuali rischi e preparare strategie di contenimento: per tutelare la salute pubblica bisogna predisporre efficienti piani preventivi e sono cruciali la collaborazione e la condivisione dei dati tra i gruppi di ricerca.

L’influenza aviaria contagia le mandrie negli USA

Un nuovo ceppo, in Nevada (Stati Uniti), si sta diffondendo negli allevamenti di bovini e sta allarmando sia gli scienziati che l’opinione pubblica.

Il Dipartimento statunitense dell’Agricoltura (USDA) ha dichiarato che quattro mandrie da latte in Nevada sono state infettate da una nuova variante dell’influenza aviaria H5N1, denominata D1.1.

Nel gennaio scorso questa variante del virus ha ucciso una persona in Louisiana e lo scorso anno ha colpito gravemente un ragazzo in Canada.

Il primo caso di aviaria in Europa si è registrato nel West Midlands (Inghilterra centrale), contagiato dai polli infetti dell’allevamento in cui lavorava; ricoverato, è in via di guarigione.

Nel resto del mondo, secondo l’OMS, sono stati segnalati 890 casi umani di aviaria H5N1 con 461 decessi.

La capacità di adattamento del virus dell’aviaria

Quello che impensierisce gli scienziati è che il virus dell’aviaria presenta una mutazione che potrebbe replicarsi facilmente nei mammiferi e quindi tra le persone (come è già successo in precedenza, se l’aviaria si mescola con virus come l’influenza suina, si possono sviluppare virus pandemici).

Tuttavia, le autorità sanitarie hanno mantenuto toni rassicuranti: il rischio per l’uomo rimane basso e non risultano casi di trasmissione uomo-uomo ma solo animale-uomo, che finora ammontano a 68. Di questi, 41 hanno riguardato lavoratori del settore lattiero-caseario.

Pericoloso consumare latte non pastorizzato

Finora, nonostante il virus H5N1 circoli da tempo, non sono state abbattute mucche (si è verificato il contagio di 967 mandrie in 16 Stati), a differenza degli uccelli. Eppure sarebbe una misura per contenere il contagio.

I più spericolati amanti dell’alimentazione naturale continuano perfino a incoraggiare il consumo di latte crudo, ovvero non pastorizzato.

La pastorizzazione è il trattamento termico che uccide batteri, virus e parassiti potenzialmente presenti nel latte, ad esempio escherichia coli, salmonella, listeriosi, tubercolosi, tifo o scarlattina.

Raccomandazioni utili

Gli esperti di EFSA e ECDC hanno preparato un elenco delle principali raccomandazioni per prevenire e contenere la diffusione dell’aviaria:

  • Analisi genetica: utilizzare il sequenziamento genetico per individuare precocemente mutazioni o adattamenti del virus ai mammiferi. Investire in sistemi per individuare tempestivamente i virus emergenti e le mutazioni che rendono possibile la propagazione da animale a uomo.
  • Sorveglianza degli animali: monitorare i mammiferi malati o morti che siano stati in contatto con volatili selvatici, pollame o mammiferi infetti. Tenere traccia delle malattie non diagnosticate in periodi ad alto rischio e nelle aree interessate da influenza aviaria.
  • Sorveglianza della salute pubblica: eseguire test sui soggetti esposti e inviare di routine campioni per individuare meglio il sottotipo di influenza. Durante i focolai epidemici tra gli animali, gli ospedali dovrebbero aumentare la sorveglianza e la vigilanza, in specie durante i picchi della stagione influenzale quando aumenta il rischio di mescolanza di materiale genetico tra i virus.
  • Misure di prevenzione: mettere in atto efficaci misure di biosicurezza negli allevamenti, formare il personale, vaccinare il pollame e preparare piani di risposta ai focolai infettivi. Accertarsi che i soggetti a rischio seguano le linee guida per la vaccinazione antinfluenzale e i trattamenti antivirali.
  • Strategie sanitarie preparatorie: sensibilizzare i gruppi ad alto rischio e il pubblico in genere; formare gli operatori sanitari a riconoscere e gestire l’influenza aviaria. Garantire piani di risposta coordinati per i casi nell’uomo. Sviluppare linee guida e procedure operative standard per l’analisi dei soggetti esposti e dei contatti tra pazienti, compresi protocolli di prevenzione. Garantire piani di risposta coordinati per i casi nell’uomo come parte integrante dei piani nazionali di prevenzione, preparazione e reazione.

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