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Zero Hunger, nutrire il futuro

Zero Hunger, l’Obiettivo 2 dell’Agenda 2030, è ancora lontano dall’essere raggiunto. Come emerso nel Pre-Summit 2021 delle Nazioni Unite, l’accesso al cibo è un diritto umano, eppure la fame ha subito un’accelerazione nell’ultimo anno. Invertire la tendenza è possibile? I temi sostenibili devono ispirare il cambiamento, in una partnership globale per scrivere un altro futuro

Zero Hunger
Credits: Fao/ Nazioni Unite

di Isabella Ceccarini

(Rinnovabili.it) – Cambiamenti climatici, fragilità economica, conflitti, pandemia. Tante sono le cause, che in molti casi si sovrappongono, che fanno aumentare la fame in tutto il mondo, come è stato sottolineato nel corso del panel “Achieving Zero Hunger: Nutritiously and Sustainably” in programma nel Pre-Summit 2021 di Roma in preparazione al Food Systems Summit delle Nazioni Unite. La fame ha subito un’accelerazione nell’ultimo anno e sembra ergersi come un ostacolo insormontabile al raggiungimento dell’SDG 2 “Zero Hunger” fissato tra gli Obiettivi dell’Agenda 2030 dell’ONU. Invertire la tendenza è possibile? Sicuramente è un obiettivo sfidante, i più ottimisti ritengono che non sia solo un’utopia.

Obiettivo Zero Hunger e trasformazione dei sistemi alimentari

L’obiettivo Zero Hunger è un test chiave quando si discute di trasformazione dei sistemi alimentari; se ne parla da molti anni e l’obiettivo non è stato ancora raggiunto, ma sembra che nell’ultimo periodo (complice forse la pandemia?) molti Stati membri abbiano espresso con più convinzione la determinazione di raggiungerlo. Sicuramente qualcosa in più che una semplice presa d’atto del problema. «Viviamo tempi difficili» ha detto Amina J. Mohamed, vice segretario generale della Nazioni Unite e presidente del Gruppo per lo Sviluppo Sostenibile. Nel momento in cui la crisi sanitaria globale del Covid-19 si è incrociata con la crisi alimentare si sono determinati effetti gravi per le persone più svantaggiate, in primis donne e bambini, che hanno pagato il prezzo più alto.

«Il mondo è ancora lontano dal raggiungimento degli SDGs. Dobbiamo trasformare i nostri sistemi agroalimentari per renderli più resilienti e inclusivi» ha dichiarato Qu Dongyu, direttore generale della FAO. Questa grave crisi può nascondere un’altrettanto grande opportunità: quella di imprimere un’accelerazione alle politiche per trasformare i sistemi agroalimentari in chiave sostenibile.

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Condividere le conoscenze e promuovere il trasferimento tecnologico

L’accesso al cibo è un diritto umano, eppure milioni di persone in tutto il mondo non sanno se e quando potranno mangiare. Garantire un’alimentazione sana e nutriente a un numero crescente di persone vuol dire fare i conti con le conseguenze che questo avrà sull’ambiente. Ricerca e innovazione possono modernizzare l’agricoltura, renderla meno impattante riducendo l’uso di fertilizzanti e pesticidi e con un minore consumo di acqua. Ma non basta. Le conoscenze vanno condivise, bisogna promuovere il trasferimento tecnologico, è necessario indirizzare le politiche pubbliche verso il sostegno ai produttori e verso un’educazione delle famiglie a consumare cibo sano. «Ma ogni Paese ha le sue tradizioni culturali e le realtà locali che devono essere rispettate», ha puntualizzato Tereza Cristina Corrêa da Costa Dias, ministra dell’Agricoltura del Brasile.

Zero Hunger significa anche ridurre lo spreco e la perdita di cibo: anche qui è fondamentale la tecnologia, ma deve essere accompagnata dalle infrastrutture (di trasporto e digitali) che rendono possibile adottare sistemi innovativi e più razionali per il trasporto e la conservazione dei cibi.

Emancipazione femminile, volano di crescita per la società

Come ha ricordato Samatha Power, amministratore di USAID (United States Agency for International Development) guerre e conflitti giocano un ruolo determinante nella spirale della fame, dove garantire gli aiuti umanitari è solo una soluzione temporanea. In contesti così drammatici combattere il cambiamento climatico è vitale almeno quanto lottare per affermare la parità di genere. Le donne devono essere in grado di investire nel proprio futuro, la loro emancipazione costituisce un volano di crescita per la società.

Cambiare modelli di coltivazione implica insegnare agli agricoltori nuove tecniche colturali, più naturali, rispettose dell’ambiente e della biodiversità perché siano in grado di sfamare la loro comunità. Le comunità indigene, da parte loro, chiedono che sia riconosciuto il valore delle loro pratiche agricole, che hanno garantito sopravvivenza e resilienza nonostante la crisi pandemica. La diversità è una ricchezza, anche questo è Zero Hunger.

Innovazione e microcredito

Più pessimista la posizione di Sunny Verghese, Ceo di Olam International, azienda agroalimentare che fornisce alimenti e materie prime industriali in 60 paesi. «Si è cercato di scrivere il futuro attraverso gli SDGs, ma alcuni obiettivi come Zero Hunger rimangono lontani. Sarà improbabile anche riuscire a ridurre il surriscaldamento sotto 1,5°. Sarà un cataclisma per l’economia mondiale, eppure non si raggiunge un accordo.  Servono proposte audaci, ma non le vediamo. L’obiettivo e chiaro, è il come che non c’è. La sicurezza alimentare è ancora lontana. Più del 35% degli agricoltori del mondo sono poveri, vanno loro garantiti redditi sufficienti per un sostentamento dignitoso, devono avere accesso ai sistemi digitali e al microcredito. Dobbiamo far sì che i temi sostenibili ispirino il cambiamento, serve creare una coalizione multilaterale per coinvolgere più persone possibile. L’accesso al cibo non deve essere una preoccupazione solo dei governi, deve coinvolgere anche il settore privato».

Zero Hunger sarà una realtà solo con la partecipazione di tutti, una partnership globale per scrivere un altro futuro.