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Youth & Food, il cibo come veicolo di inclusione

Aggregazione, riscatto, dignità, a partire da un soggetto potente: il cibo. Questo è lo spirito che anima il progetto “Youth & Food - Il cibo come veicolo di inclusione” destinato ad accogliere in tre anni sessanta minori non accompagnati tra i 17 e i 19 anni. Poiché la sostenibilità dell’inclusione sociale passa attraverso l’inserimento lavorativo, il progetto prevede corsi di formazione in ambito gastronomico

Youth & Food
A lezione di cucina internazionale a Torino. Credits: Slow Food

di Isabella Ceccarini

(Rinnovabili.it) – Youth & Food – Il cibo come veicolo di inclusione è un progetto destinato ai ragazzi stranieri messo a punto da Slow Food. Nell’arco di tre anni coinvolgerà 60 ragazzi e ragazze tra i 17 e i 19 anni a Torino e Agrigento.

Perché il cibo? Lo sintetizza Barbara Nappini, presidente di Slow Food Italia: «Il nostro obiettivo è garantire un cibo buono, pulito e giusto per tutti, dove il nostro “per tutti” comprende anche i più fragili, come i cittadini migranti e i minori in particolare.

Attraverso questo progetto vogliamo delineare una narrazione di aggregazione, riscatto, dignità, a partire da un soggetto potente: il cibo».

Il progetto è stato selezionato dall’impresa sociale Con i Bambini – partecipata dalla Fondazione CON IL SUD –nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile, frutto dell’intesa tra le Fondazioni di origine bancaria rappresentate da Acri, il Forum Nazionale del Terzo Settore e il Governo.

I minori non accompagnati

Dietro a Youth & Food c’è la collaborazione di soggetti diversi: Al Kharub cooperativa sociale, Società Cooperativa Sociale Sanitaria Delfino, Cooperativa Meeting Service Catering, Associazione Multietnica dei Mediatori Interculturali (AMMI), Comune di Torino, Servizio VIII – Centro per l’Impiego di Agrigento, CPIA di Agrigento.

I minori non accompagnati che arrivano in Italia sono moltissimi. I dati della Direzione Generale dell’Immigrazione del Ministero del Lavoro parlano chiaro: al 31 dicembre 2021 erano 12.284, ovvero il 73,5% in più rispetto all’anno precedente.

Ora, dall’inizio della guerra in Ucraina, questo numero è ulteriormente aumentato.

Il lavoro rende sostenibile l’inclusione sociale

L’obiettivo di Youth & Food è insegnare ai ragazzi un lavoro e inserirli in una comunità attraverso il cibo.

Il progetto prevede un modulo di formazione (corsi di italiano, nozioni sui diritti dei lavoratori, apicoltura, cucina internazionale, etc.), un periodo di tirocinio, la creazione di startup nel settore agricolo e gastronomico, l’indipendenza abitativa.

L’aspetto relazionale è un po’ il perno di Youth & Food. «Per rendere sostenibile l’inclusione sociale è fondamentale assicurare l’inserimento lavorativo attraverso i tirocini e la nascita di startup grazie alle quali i ragazzi collaboreranno con le realtà del territorio e metteranno alla prova la propria creatività.

Si tratta di ragazzi giovanissimi a cui manca l’affetto dei familiari. Ci auguriamo che, proprio grazie alle relazioni che i ragazzi stabiliranno, possano trovare una nuova famiglia sociale che li accolga e li faccia sentire parte di una comunità», spiega Abderrahmane Amajou, coordinatore della Rete Migranti di Slow Food e referente di Youth & Food.

A Torino la cucina internazionale evoca emozioni

A Torino è sorta una vera e propria scuola per mediatori gastronomici, un corso di cucina internazionale che evoca emozioni. «A ogni ragazzo abbiamo chiesto una ricetta del cuore. A partire da queste abbiamo lavorato sull’Italiano: come si scrive una ricetta, quali verbi usare, le unità di misura…

Abbiamo coinvolto un cuoco di ciascun Paese che ha preparato i piatti indicati dai giovani e ha insegnato loro a replicarli. È stato un momento molto particolare, perché la maggior parte non mangiava il proprio piatto del cuore da quando ha lasciato il paese d’origine», racconta Stefano Di Polito della cooperativa sociale Meeting Service Catering.

Ai corsi di cucina internazionale e italiana seguiranno quelli di panetteria e pasticceria, che apriranno ai ragazzi le porte degli stage. I tutor sono ragazzi nati e cresciuti in Italia ma della stessa origine degli allievi.

Per sostenere economicamente i corsi, sono allo studio eventi gastronomici di cui saranno protagonisti i ragazzi.

Ad Agrigento si impara anche a riconoscere i pericoli

Quindici ragazzi sono arrivati ad Agrigento dal Benin e dal Mali per seguire corsi di cucina e di apicoltura, di cui alcuni avevano già fatto esperienza nei Paesi di origine.

Il corso di apicoltura prevede due moduli per imparare a gestire le api, fare il miele, costruire telaini e riparare le arnie. Inoltre, sono previsti moduli per insegnare la potatura e l’innesto, pratiche molto richieste in agricoltura.

Al termine dei corsi, i ragazzi faranno i tirocini nelle aziende agricole e potranno inserirsi nel mondo del lavoro in forza delle competenze acquisite.

Carmelo Roccaro della cooperativa sociale Al Kharub, sottolinea un punto molto importante: «Nel nostro percorso cercheremo di trasmettere alcune nozioni di diritto dei lavoratori affinché i ragazzi possano riconoscere e tenersi alla larga dai pericoli dello sfruttamento e del caporalato e vivere sempre liberamente il proprio lavoro e la propria vita».