(Rinnovabili.it) – Un gruppo di ricercatori pugliesi ha condotto uno studio sulla possibilità di formulare una diagnosi precoce per individuare l’infezione da Xylella fastidiosa e curare precocemente la malattia che sta decimando gli olivi pugliesi da dieci anni a questa parte con una malattia chiamata OQDS (Olive Quick Decline Syndrome). Lo studio – firmato da docenti e ricercatori del Politecnico e dell’Università di Bari, del Ciheam (Centre International des Hautes Etudes Agronomiques Méditerranéennes) di Bari, del CNR e dell’Università della Tuscia – è stato pubblicato open access dalla prestigiosa rivista internazionale “Nature” nella sezione “Scientific Reports. La ricerca si inserisce nel Progetto europeo XF-ACTORS – Xylella Fastidiosa Active Containment Through a multidisciplinary-Oriented Research Strategy.
L’articolo A non-targeted metabolomics study on Xylella fastidiosa infected olive plants grown under controlled conditions riporta i risultati di due anni di studi, osservazioni e sperimentazioni effettuati in laboratorio che hanno portato alla diagnosi precoce della Xylella fastidiosa. Il team di ricerca ha condotto il primo studio in condizioni controllate: a piante sane allevate in serra, nell’Istituto per la Protezione Sostenibile delle Piante (CNR Bari), è stata iniettata la Xylella fastidiosa per studiare i mutamenti biologici indotti sul metabolismo delle piante di olivo della varietà Cellina di Nardò. A tali piante, coltivate in una serra a temperatura controllata, sono stati inoculati anche alcuni funghi che erano presenti nella maggior parte degli alberi colpiti dalla malattia; in tal modo sono state ricreate le condizioni naturali per l’insorgenza della malattia. Sono state analizzate anche le foglie con la spettroscopia di risonanza magnetica nucleare e con spettrometria di massa. Dopo due anni, gli alberi hanno manifestato i segni della malattia.
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La ricerca ha individuato le sostanze che vengono alterate dall’infezione di Xylella fastidiosa: le piante infette hanno un contenuto maggiore di acido malico, acido formico, mannitolo e saccarosio, mentre diminuisce la presenza di oleuropeina. Particolare attenzione ha destato la presenza di mannitolo, che può avere una funzione protettiva contro l’infezione. L’evidenza di queste variazioni, che si comportano da marker, permetterà di valutare il grado di tolleranza alle infezioni da Xylella fastidiosa delle diverse cultivar di olivo e di conseguenza individuare sistemi rapidi ed efficaci per la diagnosi precoce della malattia (oggi viene effettuata solo con la risonanza magnetica) attraverso il telerilevamento con i droni. Questa metodica sarà perfezionata nell’abito del progetto AGREED (Agriculture, Green & Digital), avviato e finanziato dal Ministero dell’Università e della Ricerca e insieme al Politecnico di Bari e al Ciheam di Bari in partnership con altri soggetti industriali e di ricerca.
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