di Isabella Ceccarini
L’alimentazione umana ha un impatto distruttivo per il Pianeta. A suonare l’allarme è il WWF, che ha lanciato la Food Week, una settimana di sensibilizzazione in vista della Giornata Mondiale dell’Alimentazione fissata per il 16 ottobre. I canali web e social del WWF proporranno durante la settimana #Menu4Planet, una serie di consigli per un’alimentazione sostenibile.
Il WWF indica per l’Italia sette parole chiave da adottare per salvare il Pianeta con un’alimentazione sostenibile: locale (privilegiare prodotti locali e di stagione), vegetale (mangiare più cereali, legumi, ortaggi e frutta che carne), bio (prediligere prodotti provenienti da agricoltura biologica), responsabile (scegliere il pesce giusto, consumando pesce adulto e specie meno conosciute), sano (mangiare cibi sani e nutrienti e ridurre al minimo gli alimenti eccessivamente trasformati), vario (diversificare la dieta), antispreco (ridurre gli sprechi, mangiando tutto ciò che si acquista).
La Food Week si apre con la presentazione del rapporto Invertire la rotta: il potere delle “diete amiche del Pianeta”, che mostra l’impatto di regimi alimentari e scelte di consumo in 147 Paesi, indica cinque azioni strategiche per attuare il cambiamento e propone alcune raccomandazioni politiche a livello nazionale e multilaterale. Con la popolazione globale in costante crescita la soluzione è una sola: cambiare tutti le nostre abitudini, a qualunque latitudine. Ma attenzione, non si tratta solo di scegliere cibi diversi, il nodo si scioglie a partire dai modelli di produzione e dalla loro provenienza, bisogna mantenere la biodiversità, adottare diete che facciano bene alla salute, diminuire l’impatto sul clima, razionalizzare i consumi idrici. In sostanza, si torna ai 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, il perno intorno al quale gira la salvezza del Pianeta. Se non vengono attuati cambiamenti radicali nei nostri modelli di consumo e di alimentazione si arriverà presto a un grave stato di emergenza: secondo il WWF ci restano 9 anni prima che i danni siano irreversibili.
Il “ritornello” della Food Week è l’adozione di modelli alimentari “amici del Pianeta”, ovvero con benefici per la salute umana e basso impatto ambientale: una strategia win-win, vantaggiosa per tutti, senza effetti negativi per l’ambiente, la biodiversità e la salute umana.
Ogni giorno consumiamo cibi che percorrono quasi 2000 chilometri prima di raggiungere la nostra tavola. Buona parte del cibo che consumiamo viene da molto lontano: Cile, Argentina, Sudafrica, Nuova Zelanda… Cosa succede in concreto? Maggiore sfruttamento delle risorse naturali (sia agricole che ittiche) e peggiore qualità dei prodotti che per arrivare “in forma” devono essere sottoposti a trattamenti di conservazione e nel trasporto perdono molti nutrienti. In più, sull’ambiente pesa anche il trasporto, che è generalmente per via aerea. In questa Food Week il WWF consiglia di acquistare prodotti del territorio, con modalità che vanno dai GAS (Gruppi di Acquisto Solidale) all’e-commerce promosso da molte piccole aziende agricole e incrementato nel periodo del lockdown: in pratica è un invito ai consumatori a valorizzare le realtà locali e la biodiversità. La perdita di biodiversità rende più fragili le nostre produzioni agroalimentari, che smarriscono la capacità di resilienza alle avversità climatiche e di resistenza alle patologie.
Se uno dei principi di una dieta sana ed equilibrata è la varietà, altrettanta importanza la riveste la stagionalità. I prodotti di stagione contengono maggiore quantità di vitamine e nutrienti, sono più saporiti e aiutano l’ambiente. Un esempio pratico viene dal pomodoro: la coltivazione in serre riscaldate produce emissioni di carbonio circa 60 volte superiori alla coltivazione stagionale in campo. Il WWF sponsorizza la dieta flexitariana, molto simile a quella mediterranea (pasta, cereali, olio d’oliva, frutta, verdura e consumo limitato di carne e derivati animali), che sembra avere un impatto ambientale molto più basso rispetto a una dieta ricca di alimenti di origine animale. Non bisogna dimenticare anche l’impatto sulla salute di una dieta ricca di proteine animali e povera di alimenti di origine vegetale: una dieta sbilanciata può facilitare l’insorgere delle cosiddette patologie non trasmissibili come cancro, diabete, ipertensione, obesità, disturbi cardiovascolari come infarto e ictus.
L’adozione di diete sostenibili non può prescindere dalle condizioni obiettive delle diverse aree del mondo in termini ambientali, climatici e socio-economici. Una regola non può essere uguale per tutti, bisogna studiare i comportamenti di consumo e individuare le diete più adatte alle varie realtà. Cambiare dieta, tuttavia, non basta. Servono scelte ambiziose perché i sistemi di produzione alimentare diventino più sostenibili e politiche di sostegno agli imprenditori agricoli che vogliano imboccare questa strada. Bisogna potenziare l’agricoltura biologica, l’agricoltura conservativa (che prevede lavorazioni minime, rotazione delle colture, sovescio, inerbimento), l’agricoltura rigenerativa (diversificazione delle colture, riduzione delle lavorazioni, copertura del suolo con i residui delle coltivazioni che aiutano a trattenere l’acqua e fissare gli elementi nutritivi), l’agroforestazione (una pratica che esiste da sempre e prevede la convivenza di alberi e cespugli insieme alle coltivazioni).
Il WWF con la Food Week ci vuole indicare un principio universalmente valido: adottare un comportamento responsabile di produzione, di consumo e di alimentazione protegge il Pianeta e tutela la salute delle persone.
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