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Verso il World Food Day: il consumatore, anello forte del sistema agroalimentare

Sappiamo cosa c’è dietro a quello che mettiamo nel piatto? E l’impatto ambientale del nostro cibo? Come consumatori possiamo essere motori del cambiamento. In coincidenza con la Giornata Mondiale dell’Alimentazione proviamo a fare qualche riflessione sul sistema agroalimentare

Sicurezza alimentare
Credits: Photo Mix da Pixabay

Il 15 ottobre si celebra il World Food Day, la Giornata Mondiale dell’Alimentazione

di Isabella Ceccarini

Il 15 ottobre si celebra la Giornata Mondiale dell’Alimentazione (World Food Day) istituita dalla FAO. Quale migliore occasione per approfondire il significato e il valore del sistema agroalimentare?

Possiamo dire che il sistema agroalimentare è tutto quello che sta dietro a ciò che mettiamo nel piatto: la terra, il clima, la coltivazione, i sistemi di approvvigionamento, i trasporti, la distribuzione. Una lunga catena di cui fanno parte tanti attori diversi: nel nostro piatto c’è il lavoro di un miliardo di persone in tutto il mondo. Rientrano nell’agricoltura anche prodotti non destinati all’uso alimentare, come la silvicoltura o i biocarburanti.

Il sistema agroalimentare è in crisi

La pandemia ha messo in evidenza il legame tra la salute dell’uomo e quella del Pianeta; a questo si sommano i disastri ambientali dovuti al cambiamento climatico. Non è pensabile che il sistema agroalimentare non entri in crisi se messo continuamente alla prova da alluvioni, siccità, patologie, invasioni di insetti. La popolazione dei grandi centri urbani è destinata ad aumentare, nello stesso tempo si spopolano le campagne: due fattori che aggraveranno problemi già molto seri.

L’allarme lanciato dalla Terra non deve rimanere inascoltato, anzi chiama all’azione ognuno di noi. «È finito il tempo delle parole, è il momento di passare ai fatti», come ha sottolineato il direttore generale della FAO, Maurizio Martina.

Per agire non serve essere scienziati, basta essere banalmente dei consumatori: con le nostre scelte possiamo diventare motori del cambiamento.

Il consumatore può guidare la trasformazione green

La catena di approvvigionamento è un po’ il punto di partenza dei tanti processi che riguardano il sistema agroalimentare: coltivazione, conservazione, distribuzione, commercializzazione. Una catena complessa che diventa troppo spesso una mission impossible nei Paesi più poveri.

L’ambiente alimentare non è solo il luogo dove fisicamente acquistiamo il cibo, ma anche l’etichettatura, il confezionamento, l’accessibilità.

Il consumatore è un anello centrale del sistema agroalimentare. Se da un lato è influenzato dai messaggi veicolati attraverso il cibo, dall’altro il suo comportamento può influenzare le scelte del mercato. Formare consumatori consapevoli è il modo giusto per guidare la trasformazione del sistema alimentare, che è tra i grandi responsabili dell’emissione di gas serra.

Siamo di fronte a una sfida globale: trasformare il sistema agroalimentare e assicurare l’accesso a cibi sani e nutrienti a una popolazione mondiale che continua a crescere senza danneggiare il Pianeta.

Le cifre della sconfitta

Conosciamo la provenienza del cibo che mangiamo? Acquistare prodotti di stagione nei mercati locali da un lato sostiene le economie del territorio e i piccoli produttori, dall’altro diminuisce le emissioni dovute al trasporto (quanto costa in termini di CO2 acquistare cibi fuori stagione che arrivano dall’altro capo del mondo?).

Un sistema agroalimentare è sostenibile quando il cibo sano è accessibile a tutti e non danneggia l’ambiente. Purtroppo, anche quest’anno, la Giornata Mondiale dell’Alimentazione (World Food Day) si celebra nel segno della sconfitta: più di 3 miliardi di persone nel mondo (quasi il 40%) non hanno accesso a cibo sano in maniera continuativa, 800 milioni sono denutrite. Il Covid-19 non fatto altro che peggiorare i numeri del disastro.

Obiettivo Fame Zero, un miraggio

L’Obiettivo Fame Zero (Goal 2 dell’Agenda Onu 2030) sembra un miraggio. A maggior ragione dobbiamo intensificare la lotta alla perdita e allo spreco di cibo: il 14% del cibo prodotto non raggiunge i mercati, il 17% viene sprecato. Cifre enormi che hanno un costo invisibile: l’8% delle emissioni di CO2 sono imputabili alle energie impiegate per produrre e smaltire alimenti che nessuno mangerà. Non è tanto un problema di mancanza di risorse, quanto di cattiva gestione del sistema agroalimentare.

La politica deve cambiare approccio: per trasformare il sistema agroalimentare servono azioni concordate tra pubblico e privato che coinvolgano non solo l’agricoltura, ma anche il commercio, la salute, l’ambiente, l’istruzione, le infrastrutture, le imprese, la ricerca

«Le nostre azioni sono il nostro futuro» recita un claim della FAO. Teniamolo a mente, non solo il prossimo 15 ottobre.