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World Economic Forum, l’innovazione per i sistemi agroalimentari

 

World Economic Forum, l'innovazione per i sistemi agroalimentari
Foto di Sasin Tipchai da Pixabay

di Isabella Ceccarini

(Rinnovabili.it) – Cinque giorni di incontri virtuali. Quest’anno il World Economic Forum di Davos si svolge in forma ridotta e online, quello in presenza si terrà a maggio a Singapore, salvo imprevisti. La pandemia, ovviamente, è al centro della discussione in questo Forum dove capi di Stato, di governo, leader di organismi internazionali, imprenditori ed esponenti della società civile si riuniscono per discutere di temi critici e trovare insieme delle soluzioni.

Il tema del 2021 è “A crucial year to rebuild trust”; in più l’iniziativa Great Reset intende coinvolgere i leader di 70 Paesi presenti virtualmente a Davos nella ricostruzione sostenibile dell’economia mondiale, messa in crisi dalla pandemia. La ripresa deve essere «resiliente, inclusiva e sostenibile» per scongiurare «disordini sociali, frammentazione politica e tensioni geopolitiche», ha affermato Klaus Schwab, fondatore del World Economic Forum. Secondo le stime del Fondo Monetario Internazionale circa 90 milioni di persone finiranno sotto la soglia di povertà estrema a causa della crisi economica innescata dal coronavirus.

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L’agenda del World Economic Forum 2021 include un focus sui sistemi agroalimentari, che saranno oggetto di un vertice delle Nazioni Unite alla fine dell’anno. Al World Economic Forum è intervenuto anche Qu Dongyu, il direttore generale della FAO, l’Organizzazione per l’alimentazione e l’agricoltura delle Nazioni Unite, chiedendo «risposte congiunte e coordinate e un’azione sinergica globale prima che sia troppo tardi» per trasformare i sistemi agroalimentari mondiali.

Qu Dongyu ha suggerito un approccio olistico per affrontare questioni come il cambiamento climatico, la produzione agricola, la demografia, le richieste dei consumatori, la biodiversità, la nutrizione, i parassiti e le tecnologie nel settore alimentare. Sottolineando l’importanza della terra per «l’economia, la società e l’ambiente, nonché per la produttività e la sostenibilità dei sistemi agroalimentari», Qu Dongyu ha esortato alla gestione sostenibile del suolo per migliorare la produttività agricola limitando al massimo gli impatti negativi.

Senza innovazione la partita sarà persa

Nel 2050 si prevede che il Pianeta sarà popolato da 10 miliardi di persone che avranno diritto a un’alimentazione sana e sostenibile. Il Covid-19 Response and Recovery Programme della FAO intende fronteggiare l’emergenza alimentare globale con il contributo di scienza, tecnologia, creatività. Un programma che è un vero e proprio stimolo a unire tutte le risorse intellettuali, finanziarie e materiali per uscire dall’emergenza trasformando i sistemi agroalimentari grazie all’innovazione.

Nel corso delWorld Economic Forum è stato riconosciuto che la chiave del cambiamento è nell’innovazione tecnologica, letteralmente esplosa durante il lockdown; l’accelerazione digitale ha portato con sé enormi cambiamenti da cui non si può né si deve tornare indietro. Cambiamenti che devono diventare strutturali per realizzare la ripresa che il mondo sta cercando. Per questo la FAO ha lanciato alcuni strumenti innovativi come Hand-in-Hand Geospatial Data Platform, Data Lab for Statistical Innovation e Earth Map, utili per ottimizzare le tecniche di lavorazione agricola, promuovere la vendita dei prodotti sulle piattaforme di e-commerce, organizzare servizi di consegna e sistemi di sicurezza e di tracciabilità grazie alla blockchain.

Il divario digitale è ancora troppo ampio, soprattutto le aree interne e rurali hanno scarsa connettività: un gap che si traduce in una scarsa propensione all’innovazione che richiederebbe invece istruzione di base e competenze digitali. L’innovazione però non deve essere solo tecnologica, ma coinvolgere le politiche, i modelli di business, i finanziamenti: la condizione per trasformare i sistemi agroalimentari in chiave sostenibile.

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