Un gruppo di ricerca internazionale ha studiato le verdure africane tradizionali, che hanno un alto potenziale nutritivo. Un passo avanti verso la biodiversità, la protezione dell’ambiente e lo sviluppo dell’agricoltura nell’Africa subsahariana
(Rinnovabili.it) – Nell’Africa subsahariana milioni di persone lottano contro la fame e la malnutrizione. I governi hanno deciso di intervenire per diversificare la produzione agricola, promuovere la coltivazione di alimenti più sani e incentivare sistemi agricoli sostenibili con l’obiettivo di rendere disponibili alimenti nutrienti e nello stesso tempo contenere l’impatto del cambiamento climatico sul sistema agroalimentare (che molto spesso costituisce l’unica fonte di sussistenza di molte famiglie).
Leggi anche Alimentazione, una crisi nella crisi
Le verdure africane tradizionali hanno un alto potenziale nutritivo e possono contribuire a diversificare la produzione agricola; molte di esse sono facilmente coltivabili anche negli orti, riescono a crescere in ambienti sfavorevoli e riescono ad adattarsi ai cambiamenti climatici. Nonostante questo, molte specie sono ancora sottoutilizzate.
Un gruppo di ricerca internazionale ha esaminato 126 verdure africane tradizionali suddivise in cinque gruppi di specie per valutarne lo stato di conservazione e la distribuzione geografica. Come ha spiegato Marteen van Zonneveld, autore principale dello studio, «Comprendendo la distribuzione geografica e lo stato di conservazione ex situ e in situ delle verdure africane tradizionali, saremo in grado di stabilire le priorità per conservare le loro risorse genetiche, monitorare i progressi nella conservazione nel prossimo decennio e aiutare ricercatori, allevatori e agricoltori a indagare e coltivare queste verdure».
Mentre normalmente vengono considerate le verdure annuali, questo studio prende in esame le verdure perenni, che in Africa sono abbastanza numerose: tra queste il baobab (Adansonia digitata) e la moringa (Moringa oleifera), due alberi vegetali le cui foglie sono commestibili e molto nutrienti. Lo studio ha usato il software BiodiversityR per capire dove sono coltivati ortaggi autoctoni e identificare altre aree potenzialmente adatte alla loro coltivazione e di conseguenza diversificare i sistemi agricoli.
Leggi anche Alimentazione: sostenibilità farà rima con innovazione
È stata analizzata a fondo la biodiversità vegetale africana a cui dare la priorità per le attività di conservazione nell’Africa subsahariana e si è visto che ci sono molte differenze da una zona all’altra. Il prossimo passo del team di ricerca è indagare le colture selvatiche tradizionali per sviluppare un programma di conservazione della biodiversità vegetale africana attraverso le specie “parenti”. In Madagascar, ad esempio, ci sono parenti selvatici dei fagioli dall’occhio e degli spinaci.
Il 2021 è l’Anno internazionale della frutta e della verdura delle Nazione Unite. Studiare a fondo la biodiversità vegetale africana è un deciso passo avanti per mantenere la biodiversità, salvaguardare l’ambiente e dare impulso all’agricoltura africana.