Il modulo di coltivazione ENEA consiste in un sistema di coltivazione idroponica multilivello a ciclo chiuso, in cui vengono coltivate micro-verdure pronte in 10-15 giorni.
V-GELM mette insieme tecniche immersive di realtà virtuale e le ultime innovazioni nel campo dell’idroponica
(Rinnovabili.it) – Prende il via oggi il progetto V-GELM (Virtual Greenhouse Experimental Lunar Module) per sviluppare un orto hi-tech lunare abbinando tecniche di coltivazione idroponica ed esperimenti virtuali. Il progetto, realizzato da ENEA, in collaborazione con CITERA, “Sapienza” Università di Roma e l’Università della Tuscia, vuole essere da supporto alla vita degli astronauti ed è stato selezione tra i migliori nell’ambito di IGLUNA 2020, missione dell’ESA (Agenzia spaziale europea).
L’orto hi-tech non solo servirà a coltivare micro-verdure sulla Luna, ma anche in ambienti estremi come quelli polari. Infatti, il modulo di coltivazione è una speciale “serra igloo” progettata per resistere a temperature molto basse. Il progetto V-GELM si articolerà in due fasi: la prima riguarderà la progettazione degli spazi attraverso tecniche immersive di realtà virtuale; la seconda, invece, vedrà entrare in azione Hort3, l’innovativo orto targato ENEA in cui verrà sperimentata la coltivazione idroponica di due varietà di ravanello.
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Il modulo di coltivazione, sviluppato nell’ambito del progetto Hortspace finanziato dall’Agenzia Spaziale Italiana (ASI), consiste in un sistema di coltivazione idroponica multilivello a ciclo chiuso di 1 m3 con illuminazione LED, in cui vengono coltivate micro-verdure selezionate per raggiungere la maturazione in 10-15 giorni. “Si tratta di un sistema di coltivazione fuori suolo con riciclo di acqua, senza l’utilizzo di pesticidi e di agrofarmaci, in grado di garantire ai membri dell’equipaggio cibo fresco di alta qualità e corretto apporto nutrizionale”, spiega Luca Nardi del Laboratorio Biotecnologie ENEA.
Inoltre, Nardi sottolinea l’importanza degli esperimenti virtuali in fase di progettazione di V-GELM, che consentono di raggiungere “una prospettiva interattiva realistica, adatta a simulare gli ambienti, le operazioni da compiere e a svolgere anche analisi ergonomiche. In questo modo è possibile identificare sin dall’inizio eventuali criticità e ridurre i costi dello sviluppo di moduli spaziali e i tempi di addestramento degli astronauti”.
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