di Isabella Ceccarini
Meno burocrazia e più investimenti nelle infrastrutture
Transizione eco-energetica è la nuova parola d’ordine delle politiche europee per l’agricoltura. Tutti vogliamo rinunciare alla chimica, ma non possiamo prescindere dalla produzione alimentare: tecnologia, innovazione e digitale forniscono le alternative possibili.
Green Deal, Farm to Fork, Fit for 55 pongono obiettivi ambiziosi. Raggiungere la neutralità climatica entro il 2050 non sarà facile ed è sempre più chiara la necessità di affrontare le numerose sfide con approccio olistico e lungimirante, senza abbandonare la strada del buonsenso.
I costi saranno alti: per questo gli agricoltori – che in questi giorni sono in agitazione in tutta Europa – chiedono di essere accompagnati nel percorso verso la transizione eco-energetica. Infatti, non ha più senso parlare di transizione ecologica senza considerare quella energetica.
Gli obiettivi della transizione eco-energetica
Ma a che punto è la transizione eco-energetica? Riusciremo a raggiungere gli obiettivi imposti dall’Europa? Le imprese agroalimentari investono in tecnologia e innovazione per la sostenibilità – che quindi considerano un’opportunità – o la subiscono?
Nomisma ha presentato i risultati di una indagine sulle imprese agroalimentari italiane, comprese quelle tabacchicole, nel corso del convegno La transizione ecologica-energetica nel settore agroalimentare: strumenti, best practices, politiche a supporto organizzato con Philip Morris Italia.
La Svezia è al primo posto in Europa con una quota di rinnovabili al 66%, la media UE è del 23% e l’Italia è al 19%: in ritardo, quindi, ma la diffusa sensibilità per i temi della sostenibilità fanno ben sperare per il raggiungimento degli obiettivi della transizione eco-energetica.
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L’energia rinnovabile e consumi energetici
Interessante il fatto che le imprese agroalimentari italiane vedano nella produzione di energia rinnovabile un elemento chiave per diventare sostenibili, seguita dalla tutela della biodiversità. Per le aziende tabacchicole le priorità sono la tutela del suolo e il risparmio idrico.
Queste considerazioni si traducono in numeri tutt’altro che trascurabili: il 71% delle imprese ha effettuato investimenti per la transizione eco-energetica, il 13% si sta avviando a farli, solo il 16% non li ha fatti e non pensa di farli.
Qual è il motore di queste scelte? In generale, ridurre i consumi energetici, che hanno inciso in modo drammatico sui bilanci aziendali, ma si considera anche il beneficio complessivo (anche ambientale) che deriva dalle energie rinnovabili. I produttori di tabacco, in particolare, mirano principalmente a ridurre il consumo idrico e le emissioni di CO2.
Le imprese sostenibili sono più performanti
La transizione eco-energetica passa per l’innovazione: un tema chiaro già da tempo che è diventato una realtà diffusa perché incrementa la produzione e ne migliora la qualità.
L’indagine di Nomisma evidenzia che il 32% delle aziende agricole intervistate usa macchine con guida assistita o semi-automatica con GPS integrato (55% nel tabacco), il 25% ha centraline meteo aziendali (61% nel tabacco), il 19% utilizza sistemi per il supporto alle decisioni per la difesa fitosanitaria (29% nel tabacco).
Il rovescio della medaglia però riguarda i costi (ancora troppo alti) e la formazione: utilizzare proficuamente le nuove tecnologie richiede competenze specifiche.
L’opinione comune è che si debba valorizzare l’agricoltura italiana mettendo da parte visioni ideologiche e abbandonando narrazioni superate che le attribuiscono colpe ambientali eccessive. Gli agricoltori tengono alla propria terra e la rispettano per un motivo estremamente banale: una terra maltrattata produce meno e produce male.
Quando parliamo di agricoltura come settore primario commettiamo l’errore di considerarla un settore arretrato dove si sciupa l’ambiente. È vero esattamente il contrario: l’agricoltura oggi è un settore altamente competitivo, che pesa in modo decisivo sul Pil nazionale, fatto di imprese che si misurano con successo a livello internazionale.
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Accelerare la digitalizzazione
Di cosa hanno maggiormente bisogno gli agricoltori? In prima fila ci sono gli incentivi per dotarsi dei nuovi strumenti digitali, meno burocrazia, migliorare la politica energetica, investimenti nelle infrastrutture ambientali, incremento della collaborazione all’interno delle filiere.
Gli agricoltori, infatti, ritengono che gli accordi di filiera possano accelerare la transizione eco-energetica perché la programmazione della produzione facilita il ritorno degli investimenti, si possono condividere buone pratiche agricole, è più semplice accedere a progetti innovativi.
Quella di Coldiretti e Philip Morris Italia è un ottimo esempio di filiera integrata a livello sia italiano che europeo, all’avanguardia nell’adozione di tecnologie che favoriscono la transizione eco-energetica.
Ultima, ma non per importanza, c’è bisogno di accelerare la digitalizzazione altrimenti innovazione e nuove tecnologie digitali restano parole vuote.