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Torna l’influenza aviaria, quali sono le misure di prevenzione?

influenza aviaria
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No agli allarmismi, sì alla prudenza

L’influenza aviaria torna alla carica con rinnovato vigore. Le preoccupazioni sono giustificate o si tratta di allarmismi ingiustificati? È dal 2021 che l’influenza aviaria ha causato un’epidemia globale che ha portato all’abbattimento di milioni di volatili, con gravissimi danni economici per gli allevatori.

Come spiega la World Organisation for Animal Health (WOAH), l’influenza aviaria ha «conseguenze devastanti per l’industria del pollame, i mezzi di sussistenza degli allevatori, il commercio internazionale e la salute degli uccelli selvatici».

Si abbatte anche il pollame sano

Infatti, per contenere la diffusione del virus, si tende ad abbattere tutto il pollame, sia quello malato che quello sano. Anche se in misura minore, possono ammalarsi anche gli uccelli selvatici. È anche possibile che si verifichino rari casi di contagio per le persone.

L’Istituto Zooprofilattico delle Venezie ha registrato la prima positività all’influenza aviaria ad alta patogenicità del tipo H5N1 nel settembre scorso in un allevamento in provincia di Treviso.

Altri casi si sono manifestati nel mese di ottobre in allevamenti in provincia di Verona e in provincia di Brescia.

Per gli allevatori l’influenza aviaria è un incubo: nel 2021 in Veneto portò all’abbattimento di 14 milioni di capi, con un danno di mezzo miliardo di euro. Nel 2022 si era manifestato un altro focolaio nell’entroterra padovano, ma fortunatamente di minore gravità.

Attivate subito le misure di protezione e sorveglianza

In Veneto si è registrato un focolaio di influenza aviaria ad alta patogenicità in una fattoria in provincia di Padova. Sono state subito attivate le misure di protezione e sorveglianza, nonché i protocolli di prevenzione e sicurezza. In base a queste misure, è stato disposto l’abbattimento e lo smaltimento anche degli animali non infetti dell’allevamento.

In base ai protocolli di sicurezza la ASL ha disposto un perimetro di sorveglianza: nel raggio di tre chilometri dalla fattoria contagiata è istituita la zona di protezione (ZP), ma l’area di sicurezza arriva a circa dieci chilometri. Le restrizioni sono molto rigide e colpiscono drasticamente le aziende avicole, ma purtroppo non ci sono alternative se si vuole arginare il contagio.

Il virus H5N1 è altamente contagioso e provoca la morte rapida degli animali nel 100% dei casi. La sua pericolosità è dovuta alla sua capacità di mutare velocemente e infettare altri animali, facendo salti di specie.

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Le persone possono contagiarsi?

Ci sono stati casi di contagio animale-uomo in alcuni Paesi asiatici (dove le persone vivono in condizioni di grande promiscuità con gli animali, in assenza delle più elementari norme igieniche), ma non si hanno ancora casi di trasmissione uomo-uomo.

Il problema in caso di trasmissione dell’infezione all’uomo – avverte l’Istituto Superiore di Sanità – è che può provocare forme gravi e, se concomitanti con la normale influenza umana, possono facilitare la ricombinazione di H5N1 e contagiare altre persone.

Finora il contagio si è trasmesso ad altri mammiferi selvatici (ad esempio volpi che probabilmente hanno mangiato animali infetti), ma potrebbe colpire anche i maiali facilitando il salto di specie definitivo. Tuttavia, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ritiene che sia un rischio remoto e sono anni che il virus è monitorato.

Le opportune misure di prudenza

Sicuramente bisogna essere prudenti, specie negli allevamenti. Il fattore di rischio per l’uomo può venire da ambienti contaminati e dal contatto con animali infetti, vivi o morti, o con superfici contaminate (ad esempio nelle fasi di lavorazione del pollame).

È prudente mangiare la carne dei volatili? Sempre l’ISS spiega che «una volta diagnosticata la malattia negli allevamenti, il rischio che animali infetti raggiungano le nostre cucine è praticamente inesistente.

Se, nonostante tutte le misure precauzionali in atto, qualche pollo infetto dovesse raggiungere le cucine non ci sono pericoli significativi sia perché per provocare la malattia all’uomo deve esserci una carica patogena, ossia infettante, molto alta, sia perché la carne verrebbe cotta e la cottura distrugge immediatamente i virus».

E le uova presentano rischi? «Le uova presenti sul mercato nazionale provengono da galline sane e quindi non c’è nessun pericolo. Nel caso in cui delle galline si ammalassero, la possibilità che il virus raggiunga l’uovo è molto bassa in quanto le galline malate morirebbero rapidamente, per cui la possibilità di un suo trasferimento nell’uovo è trascurabile.

Il pericolo eventuale è rappresentato dall’imbrattamento del guscio con materiale fecale eventualmente infetto, ma le quantità di virus eventualmente presenti sarebbero molto basse per cui la possibilità di infettare il consumatore di uova crude sono estremamente modeste. Ovviamente il rischio a seguito di uova cotte è inesistente».

Ci sentiamo di aggiungere un ulteriore, forse banale, consiglio: lavarsi sempre accuratamente le mani dopo aver toccato la carne cruda e i gusci delle uova.

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