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I terreni abbandonati torneranno produttivi? L’altro volto della transizione ecologica

In Italia ci sono milioni di ettari di terreni abbandonati dai piccoli proprietari che smettono di coltivare i campi perché non rientrano più nelle spese. Spesso al loro posto subentrano altre aziende di maggiori dimensioni

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I grandi proprietari rilevano i terreni abbandonati

Perché parlare di terreni abbandonati in Italia equivale a parlare di milioni di ettari?

Quante volte si è detto che la transizione ecologica non sarebbe stata un pranzo di gala? Ebbene, per molti agricoltori è arrivato il momento di pagare il conto, e per alcuni è talmente salato che preferiscono smettere di coltivare i campi perché non rientrano nemmeno nelle spese.

Da un certo punto di vista sembra di assistere a un fenomeno che assomiglia ai vasi comunicanti: quello che esce da una parte rientra dall’altra. In pratica, da un lato i piccoli proprietari abbandonano l’agricoltura, dall’altro imprese più strutturate e grandi proprietari rilevano le attività e i terreni che sono usciti dal mondo produttivo. In tal modo rafforzano ulteriormente la loro posizione.

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Milioni di ettari di terreni abbandonati

Nel primo anno della nuova PAC (Politica Agricola Comune) l’AGEA (l’Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura, ovvero l’ente che paga i fondi UE agli agricoltori e rappresenta lo Stato italiano nei confronti della Commissione Europea) ha avuto un calo di domande del 10% (450mila nel 2023contro le 500mila nel 2022).

In realtà non si tratta solo di uscite dal settore agricolo: alcuni imprenditori preferiscono rimanerci, ma in regime di libero mercato, ovvero senza sottostare ai vincoli imposti da Bruxelles (e rinunciando anche agli aiuti comunitari).

Con l’abbandono dei terreni agricoli, inevitabilmente milioni di ettari in tutta Italia non sono più produttivi. Tuttavia, lo scenario potrebbe mutare radicalmente con i cambi di proprietà dei terreni abbandonati e questo potrebbe essere un fatto positivo: circa 3,7 milioni di ettari di terreni abbandonati potrebbero tornare ad essere produttivi.

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La tecnologia svela le frodi

Si potrebbe obiettare che il rialzo dei tassi non è esattamente un invito a investire e che l’accesso al credito è più difficile.

Si potrebbe trovare un accordo con il sistema bancario per facilitare i prestiti basati sui titoli PAC e ci sono due ulteriori canali a cui attingere per reperire fondi aggiuntivi: la lotta al lavoro irregolare in agricoltura e alle frodi sui fondi comunitari.

Oggi le nuove tecnologie permettono di rilevare eventuali incongruenze e quindi svelare le frodi sugli aiuti agricoli, che solo in Italia ammontano a circa 400 milioni di euro ogni anno.

Anche sul fronte sociale la tecnologia è preziosa per smascherare le frodi e combattere il caporalato. AGEA ha sottoscritto un accordo con l’INPS: se i lavoratori dichiarati sono in numero inferiore al necessario, parte una segnalazione a cui segue una verifica anche da parte delle forze dell’ordine.