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Tassonomia UE sull’agricoltura, rischio greenwashing per l’allevamento intensivo

Tassonomia UE sull’agricoltura: 25 ong contro il rischio greenwashing
Foto di Pexels da Pixabay

Bruxelles sta preparando un nuovo atto delegato per determinare una tassonomia UE sull’agricoltura

(Rinnovabili.it) – Meglio nessuna tassonomia UE sull’agricoltura piuttosto che delle regole che dichiarano “sostenibili” delle pratiche distruttive per gli ecosistemi e la biodiversità. Due pratiche su tutte vanno messe sotto la lente: l’agricoltura e l’allevamento intensivi. Lo chiedono 25 ong, tra cui WWF, Birdlife, European Environmental Bureau, in una lettera indirizzata alla Commissione europea.

“È fondamentale che l’Atto delegato sulla tassonomia non riconosca l’allevamento industriale come un’attività sostenibile dal punto di vista ambientale”, ha dichiarato Sebastien Godinot, economista del WWF. “La Commissione deve allinearsi alle prove scientifiche schiaccianti che l’agricoltura intensiva danneggia l’ambiente o non agire affatto. È meglio non avere un atto delegato sull’agricoltura piuttosto che averne uno ‘greenwashed’”.

Il precedente di gas e atomo in tassonomia

L’UE l’anno scorso ha pubblicato la sua tassonomia verde, una lista di investimenti considerati sostenibili che dovrebbe rappresentare una bussola (per l’Europa e non solo) per gli investimenti verdi. Oltre alle fonti rinnovabili, con un secondo atto delegato Bruxelles ha incluso nella tassonomia anche gas e nucleare, dopo lunghissime proteste da parte sia di paesi membri sia della società civile. Con la lettera recapitata oggi, le ong vogliono evitare che si ripeta per l’agricoltura quanto accaduto con gas fossile e atomo.

Il parere della Piattaforma sulla Finanza Sostenibile

Riconoscere l’allevamento industriale come un’attività economica sostenibile dal punto di vista ambientale nella tassonomia UE sull’agricoltura andrebbe contro il parere della Platform on Sustainable Finance, il gruppo di esperti indipendenti che hanno funzione di consulenza per la Commissione UE. Lo scorso autunno, la Piattaforma ha scritto chiaramente in un dossier che le pratiche intensive non possono essere considerate sostenibili. Ma visti i precedenti – gli esperti erano contrari anche a gas e nucleare, ma il loro parere non è vincolante – questo documento può essere aggirato facilmente.

Contro il greenwashing nella tassonomia UE sull’agricoltura

L’allevamento industriale “provoca danni ambientali sostanziali sia nelle vicinanze dell’allevamento sia attraverso le attività a monte di produzione dei cereali – grano, mais, orzo e avena – per l’alimentazione degli animali”, ricordano le ong nella lettera sulla tassonomia UE sull’agricoltura.

“La Commissione afferma che quasi due terzi dei cereali dell’UE sono utilizzati come mangimi. La produzione di cereali per l’alimentazione animale è per lo più condotta in modo intensivo, in monocolture, con un uso abbondante di prodotti agrochimici. Ciò comporta il degrado del suolo, la perdita di biodiversità, l’uso eccessivo e l’inquinamento delle acque, nonché l’inquinamento atmosferico”, continuano.

Contro la sostenibilità di agricoltura e allevamenti intensivi vanno anche gli ultimi rapporti pubblicati dall’Ipcc, il Panel intergovernativo sul cambiamento climatico, che ha dedicato un intero dossier l’anno scorso alla necessità di modificare i nostri stili di vita per centrare gli obiettivi sul clima – anche le abitudini alimentari. Adottare stili di vita sostenibili in questo ambito potrebbe tagliare 8 Gt CO2e l’anno, scrivono gli autori, circa il 15% delle emissioni globali.

“Etichettare falsamente il bestiame industriale come sostenibile non solo minerà ulteriormente la credibilità della tassonomia dell’UE e indebolirà la sua capacità di guidare un cambiamento positivo: aumenterebbe i finanziamenti per attività che ostacoleranno la capacità dell’UE di raggiungere i propri obiettivi climatici e ambientali”, conclude il WWF in una nota.

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