Nell’analisi dell’organizzazione internazionale, la politica agricola UE ha una sorta di peccato originale: l’elargizione di sussidi PAC non è vincolata a chiari target climatici
La nuova PAC non è allineata con il pacchetto Fit for 55, avverte l’organizzazione
(Rinnovabili.it) – L’ennesimo schiaffo in faccia all’Europa per i sussidi PAC arriva dall’Ocse. Anche se la politica agricola comune dell’UE assorbe una fetta molto consistente del budget comunitario (più o meno il 30%), questo poderoso sforzo finanziario da centinaia di miliardi di euro non produce un calo delle emissioni. A dirlo è l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico in una valutazione complessiva dei risultati della PAC.
Come rimodulare i sussidi PAC?
Un grande problema alla luce degli obiettivi ambiziosi incardinati nel pacchetto Fit for 55, che punta a tagliare le emissioni del 55% entro la fine di questo decennio, nota l’Ocse. Qual è il problema? Nell’analisi dell’organizzazione internazionale, la politica agricola UE ha una sorta di peccato originale: l’elargizione di sussidi PAC non è vincolata a chiari target climatici. La priorità, quindi, è stabilire un “collegamento con gli obiettivi di riduzione delle emissioni agricole a livello nazionale ed europeo”.
Le riforme della PAC degli ultimi trent’anni hanno ridotto in modo sostanziale il livello di sostegno al settore e ne hanno spostato la composizione verso misure meno distorsive della produzione e del commercio, nota l’Ocse. Nonostante i sostanziali progressi nella riforma del sostegno al settore, tuttavia, “per alcuni prodotti – in particolare per le carni bovine, le carni di pollame e il riso – permane un sostegno significativo” tanto che “le forme di sostegno potenzialmente più distorsive rappresentano ancora quasi un quarto del sostegno ai produttori”. Questi sussidi PAC vanno rimodulati e ripensati: l’Ocse suggerisce di “destinare i fondi per questi sostegni agli obiettivi del Green Deal europeo”.
Ma anche in questo modo resterebbe un problema di fondo. La nuova PAC 2023-2027 è incentrata sugli eco-schemi, cioè misure volontarie per la tutela degli ecosistemi e la riduzione dell’impatto sul clima. Misure volontarie che, stima l’Ocse, non basteranno per centrare i target sulle emissioni. L’UE sarà costretta a inserire altre misure come un prezzo della CO2 agricola, conclude il rapporto.