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Sudafrica, il sostegno sociale di Chefs with Compassion

Chef che cucinano, proprietari di ristoranti che mettono a disposizione le loro cucine per preparare i pasti, volontari che recuperano il cibo da agricoltori e produttori, selezionano quello utilizzabile e quando è pronto lo consegnano alle mense per i bisognosi. La grande squadra di Chefs with Compassion ha creato una rete di sostegno sociale in Sudafrica, dove la pandemia ha aumentato il numero – già alto – di persone che non hanno da mangiare

Chefs with Compassion
Foto di Ulrike Mai da Pixabay

di Isabella Ceccarini

Il Sudafrica è un Paese di contrasti: da un lato c’è ospitalità di alto livello, dall’altro la fame estrema. Chefs with Compassion ha pensato di unire i due estremi e trasformare tonnellate di cibo destinate a riempire i cassonetti della spazzatura in alimenti per i più bisognosi. Le conseguenze del Covid-19 si sono fatte sentire anche qui e il numero di persone che soffrono la fame è aumentato: se prima della pandemia si stimava che un terzo della popolazione fosse affamato, oggi questa stima va approssimata – e di molto – per eccesso. 

Chefs with Compassion è un gruppo nato nel 2020 all’inizio della pandemia per merito di un gruppo di giovani chef. Hanno stabilito la loro sede nella HTA School of Culinary Art, una scuola professionale per chef accreditata a livello internazionale, una delle migliori del Sudafrica situata nei sobborghi a nord di Johannesburg. In breve tempo molti ristoranti si sono uniti a Chefs with Compassion. 

I soci fondatori

Tra i soci fondatori di Chefs with Compassion c’è NOSH Food Rescue NPC, un’associazione senza scopo di lucro che si occupa di insicurezza alimentare raccogliendo il cibo in eccedenza, deperibile ma ancora buono da mangiare, per distribuirlo alle mense per i bisognosi. In sei anni di attività NOSH ha fornito più di 50mila pasti alle mense di carità e ai programmi di aiuto alimentare per i più vulnerabili. L’unione con Chefs with Compassion ha fatto letteralmente lievitare questi numeri già ragguardevoli: in sole cinque settimane, all’inizio della pandemia, sono stati distribuiti 31mila pasti alle comunità più vulnerabili.

Un altro socio fondatore è SA Chefs (South African Chefs Association), un ente senza scopo di lucro fondato più di 44 anni fa che rappresenta gli interessi di chef, cuochi e ristoratori con particolare attenzione allo sviluppo delle competenze e alle trasformazioni del settore della ristorazione. SA Chefs organizza corsi, conferenze e seminari per gli addetti ai lavori e conta 9.600 soci.

Slow Food International è un’organizzazione globale – molto nota a attiva anche in Italia – che difende le culture e le tradizioni alimentari locali, stimola l’interesse per l’alimentazione, sostiene l’importanza della biodiversità e combatte lo spreco alimentare. Chefs Alliance South Africa fa parte del network internazionale di Chefs Alliance di Slow Food.

Strategic PR è un’azienda che si occupa di ospitalità, cibo, bevande e turismo.

Il braccio operativo è la squadra di Chefs with Compassion: chef che cucinano e proprietari di ristoranti che mettono a disposizione le loro cucine per preparare i pasti da distribuire dove c’è bisogno. Ma c’è un gruppo che fa un enorme lavoro dietro le quinte, sono i volontari che sono in contatto con agricoltori e produttori, recuperano il cibo, selezionano quello utilizzabile e quando è pronto lo consegnano alle mense. Superfluo dire che vengono rispettati severi protocolli di igiene e sicurezza secondo la normativa locale. Anche la distribuzione è controllata per garantire che i pasti vadano nei posti giusti. Qui non si butta proprio niente: quello che non si può mangiare non viene scartato, ma ceduto gratuitamente agli allevatori di maiali.