L’effetto positivo della pacciamatura per il raccolto
La pacciamatura è una delle pratiche agricole più diffuse per migliorare la qualità delle colture e del raccolto. Consiste nel ricoprire la terra intorno alle colture con materiale naturale o plastico per prevenire la crescita delle erbe infestanti. Tuttavia è utile anche per preservare le riserve idriche del suolo nei mesi caldi, perché la copertura evita che l’acqua evapori troppo rapidamente dal terreno.
Nei periodi freddi la pacciamatura funziona da isolante termico e protegge le radici dalle basse temperature. Infine protegge il terreno dall’erosione conseguente a eventi climatici intensi.
Tra i materiali più usati c’è il polietilene, che si può recuperare a fine coltivazione e riusare negli anni successivi; quelli in materiale biodegradabile possono rimanere in campo; infine i materiali naturali, come la paglia, non inquinano, si possono posare in qualunque omento, lasciano penetrare l’acqua piovana nel terreno e migliorano la fertilità del suolo.
Progetti di ricerca e innovazione di giovani ricercatori
L’Università di Firenze, con i fondi del Programma Nazionale per la Ricerca 2021-2027, ha promosso il bando Junior (Young Independent Researchers) per progetti di ricerca e innovazione di giovani ricercatori indipendenti. Junior, che mira a far rientrare in Italia giovani dottori di ricerca e ne sostiene la carriera, ha avuto un finanziamento di 799mila euro.
Uno dei tre gruppi di ricerca accolti dall’Università di Firenze è composto da Costanza Scopetani, Agnese Ballabarba e Giulia Selvolini. Le ricercatrici svilupperanno nel dipartimento di Chimica “Ugo Schiff” (DICUS) il progetto Analysis and sensing of contaminants in agriculture: from Mulches to Soil and Crops – MuSC riguarda la pacciamatura.
Trasferimento di contaminanti nel terreno
Spiega Costanza Scopetani: «L’obiettivo centrale è quello di valutare l’impatto dei film di pacciamatura nel trasferimento di contaminanti nel terreno agricolo e quindi nei raccolti. Inoltre, si studieranno le possibili variazioni nella comunità microbica del suolo e verrà sviluppato un biosensore che permetterà di monitorare in situ il rilascio di contaminanti nel terreno.
Non è ancora chiaro quali sostanze chimiche si possano trasferire da quei materiali al terreno e alle piante, per poi finire nella frutta e verdura che mangiamo. Le nostre ricerche analizzeranno film di pacciamatura in polietilene (i più comuni) e quelli biodegradabili».
Un biosensore per la sicurezza e il controllo degli alimenti
Scopetani spiega inoltre l’intenzione di creare un biosensore user friendly, ovvero che sia utilizzabile anche da personale non qualificato per trasferire le nuove tecnologie anche ad aziende agricole e associazioni socio-ambientali.
«Il dispositivo creato nell’Università di Firenze potrebbe avere numerose applicazioni nel campo della sicurezza sanitaria e del controllo alimentare, rivestendo un ruolo di primo piano nel proteggere i consumatori dall’assunzione di sostanze potenzialmente dannose.
Le aziende produttrici se ne potrebbero servire durante la fase di controllo dei prodotti o nel processo di produzione».