(Rinnovabili.it) – Tra i punti critici per porre fine alla fame nel mondo rientrano lo spreco e la perdita di cibo. Per capire meglio, diamo una dimensione numerica del problema. Il 14% di tutta la produzione alimentare globale si perde tra il raccolto e la vendita al dettaglio: ovvero non arriverà mai al consumatore. Nel mondo ci sono circa 957 milioni di persone che ogni giorno non hanno abbastanza cibo sano e nutriente da mangiare.
Spreco di risorse naturali preziose
La riduzione di spreco e perdita di cibo è quindi centrale per diminuire la fame nel mondo, ma lo è anche se vogliamo davvero rendere sostenibili i sistemi alimentari.
Produrre cibo comporta l’utilizzo di terra e acqua: se il cibo viene sprecato, avremo consumato risorse naturali preziose per produrlo senza che nessuno ne tragga un vantaggio. Se mancano le necessarie infrastrutture (strade, elettricità), il cibo prodotto nei campi non arriverà alla tavola dei consumatori perché non sarà stato conservato in maniera idonea e finirà nella spazzatura. Il ciclo non termina qui, perché poi si dovranno smaltire i rifiuti.
Tutto questo per chiarire che il cibo prodotto e sprecato o perso non finisce nel nulla: ha un costo economico e comporta consumo di risorse naturali ed emissioni di CO2.
Il problema è ancora più grave nelle aree rurali dove esiste un’economia fragile di tipo familiare.
Come prevenire la perdita di cibo?
Le cause della perdita di cibo variano a seconda delle colture e a seconda dei Paesi: non esiste una regola che vada bene per tutti, per prevenire la perdita si deve esaminare ogni singolo contesto. Bisogna identificare i punti della catena del valore in cui si verifica la perdita per intraprendere azioni correttive.
Gli agricoltori dei Paesi più poveri hanno bisogno di sostegni istituzionali per fronteggiare le difficoltà e ridurre le perdite, ma soprattutto devono avere accesso a tecniche e tecnologie che aiutano a prevenire le perdite e soprattutto a migliorare la produttività sostenibile delle coltivazioni.
La difficoltà di accedere ai prestiti
L’IFAD forma gli agricoltori affinché siano in grado di affrontare le difficoltà già al momento del raccolto e investe in infrastrutture e impianti per la fase post-raccolta.
Le soluzioni impiegate hanno consentito di ridurre drasticamente la perdita di cibo, ma rimane il fatto che la maggior parte dei piccoli agricoltori non è in grado di accedere autonomamente ai prestiti per investire in tecnologie post-raccolta.
Nel Food Systems Summit delle Nazioni Unite, appena concluso, si è discusso di come rendere i sistemi alimentari più sostenibili e più equi e di come limitare sprechi e perdite di cibo. Occorre un coinvolgimento di tutti, e non sarà un’impresa facile.
Ridurre l’impatto ambientale dei sistemi alimentari, anche aiutando i piccoli produttori, non è più un tema di cui discutere ma sul quale intervenire con tempestività.