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Spreco di cibo globale, il 40% si perde dal campo alla tavola

Spreco di cibo: ogni anno buttiamo 2,5 mld di tonnellate
Foto di Free-Photos da Pixabay

Il rapporto “Driven to waste” del WWF sullo spreco di cibo

(Rinnovabili.it) – Il 15% del cibo che produciamo non lascia mai il campo (o il mattatoio): resta lì, a marcire. Saltando lungo le altre tappe della filiera la percentuale sale fino al 40%, e il tutto prima di arrivare sulla nostra tavola. È questa la realtà dello spreco di cibo fotografata dal rapporto Driven to waste, prodotto dal WWF in collaborazione con il retailer britannico Tesco.

Sono numeri che di fatto raddoppiano le stime precedenti, calcolate dalla FAO. L’agenzia delle Nazioni Unite, infatti, usava criteri diversi e più stretti, guardando solo a cosa succede nel campo e durante la raccolta. In totale, sostengono il WWF e Tesco, lo spreco di cibo ammonta a 2,5 miliardi di tonnellate l’anno.

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I nuovi dati dimostrano che il 58% degli sprechi alimentari globali si verifica nelle regioni a medio e alto reddito, Europa inclusa. Questo nonostante la maggiore meccanizzazione delle aziende agricole, le migliori infrastrutture a disposizione, e l’uso di pratiche agronomiche più avanzate. Uno dei tanti fattori che guida questo spreco è la sovrapproduzione agricola e la saturazione dei mercati, che fa abbassare i prezzi e crea un problema strutturale che perpetua lo spreco di cibo.

“È chiaro che fornire accesso alla tecnologia e alla formazione nelle aziende agricole non è sufficiente; le decisioni prese a valle della catena di approvvigionamento dalle imprese e dai governi hanno un impatto significativo sui livelli di cibo perso o sprecato nelle aziende agricole”, puntualizza Lilly Da Gama del WWF.

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Un monito che l’associazione ambientalista lancia a Bruxelles e alla strategia Farm to Fork. Il problema è la poca attenzione dedicata a questo segmento della filiera, mentre il grosso delle policy riguarda la lotta contro gli sprechi sul fronte retail e consumatori. “L’UE ha a lungo trascurato l’importanza dello spreco alimentare nelle prime fasi della catena di approvvigionamento. Queste nuove stime dovrebbero essere un grido di battaglia: non possiamo più chiudere gli occhi di fronte a questa realtà o posticipare l’azione”, spiega, sempre per il WWF, Jabier Ruiz.

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