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Lo spreco alimentare sfiora 1 miliardo di tonnellate l’anno

Spreco alimentare: l’ONU presenta il Food Waste Index
Foto di ElasticComputeFarm da Pixabay

In Italia lo spreco alimentare delle famiglie è di 67 kg pro capite annui

(Rinnovabili.it) – Allarme dell’ONU sullo spreco alimentare. Il 17% di tutto il cibo che compriamo va sprecato. Nel 2019 sono sparite in questo modo dalle nostre tavole 931 milioni di tonnellate di alimenti. Colpa dei consumi domestici, oltre che dei ristoranti e di altri servizi di ristorazione. Ed è un fenomeno globale, che non tocca soltanto i paesi più sviluppati.

La fotografia scattata dall’Unep, l’agenzia delle Nazioni Unite per la protezione ambientale, nel rapporto Food Waste Index pubblicato oggi, porta l’attenzione sia sul modo in cui compriamo e consumiamo, sia sulle conseguenze che queste azioni hanno sul clima.

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In quasi tutti i paesi che lo hanno misurato, lo spreco alimentare si è attestato su valori notevoli, e soprattutto indipendenti dal livello di reddito. Secondo il rapporto, la maggior parte di questi rifiuti è generato dalle famiglie, che scartano l’11% del cibo totale disponibile nella fase di consumo. Seguono poi i servizi di ristorazione e i punti vendita, che sprecano rispettivamente il 5% e il 2% del cibo.

Ma quante sono 931 milioni di tonnellate di cibo? Facendo una media, è come se ogni anno ciascuno di noi gettasse via 121 kg di cibo. Uno sguardo all’Europa però mette in luce delle oscillazioni importanti in questo valore. Nel caso del consumo domestico, russi e sloveni sono i più virtuosi con solo 33 kg di cibo sprecato. All’estremo opposto Malta e Grecia con 129 e 142 kg rispettivamente. L’Italia è nel gruppo di paesi che esce meglio da questa statistica, con 67 kg di spreco alimentare pro capite tra le famiglie.

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Spreco alimentare che si traduce in un peso per il clima: alle 931 milioni di tonnellate di cibo che gettiamo sono associate circa l’8-10% delle emissioni annue di gas serra. “La riduzione dello spreco alimentare ridurrebbe le emissioni di gas serra, rallenterebbe la distruzione della natura attraverso la conversione della terra e l’inquinamento, aumenterebbe la disponibilità di cibo e quindi ridurrebbe la fame e farebbe risparmiare denaro in un momento di recessione globale”, spiega Inger Andersen, direttore esecutivo dell’UNEP. “Se vogliamo fare sul serio nell’affrontare il cambiamento climatico, la perdita di natura e biodiversità, l’inquinamento e i rifiuti, le imprese, i governi ei cittadini di tutto il mondo devono fare la loro parte per ridurre lo spreco alimentare”.

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